(Mighty Music) La storia la sapete: c’è una band che pubblica un disco o due a metà anni ’80, quindi svanisce nel nulla nei nineties. Il montante interesse per l’heavy metal classico li porta poi alla reunion negli anni 2000, anche se molti dei membri originali ormai hanno preso tutt’altre strade: quindi i ‘superstiti’ lanciano il comeback, che nel 90% dei casi ha pochi legami con il sound, le atmosfere e il mood originale. Questo schema si applica alla perfezione ai tedeschi Iron Angel, che tornano 32 (!) anni dopo “Winds of War” con questo “Hellbound”, nel complesso il loro terzo full-length. Della formazione originale è rimasto il solo singer Dirk Schröder e che dirvi, il disco non è male, ma c’entra poco e nulla con le origini della band e con la sua essenza. “Writing’s on the Wall” è la opener che ci si poteva aspettare, anche se l’urlo iniziale di Dirk non è troppo convinto: heavy/speed alla tedesca con un vago retroterra thrash, retroterra che si manifesta in modo prepotente in “Judgment Day”. Ruvidissima “Carnivore Flashmob”, tranne per un rapido ma indovinato momento melodico nel bridge; torna a sonorità 100% speed “Blood and Leather”, è poi sferragliante “Waiting for a Miracle”. “Hellbound” ricorda molto nel refrain “Hellbent” dei Gamma Ray, ma l’affinità sarà casuale e dovuta alla somiglianza dei titoli; si chiude con la potente e autocelebrativa “Ministry of Metal”. German Heavy Metal di carattere.

(René Urkus) Voto: 7/10