(Eisenwald) Questa entità oscura tuona dall’Olanda. Si tratta di una one man band, capitanata da ‘O’, il quale cura tutto tranne il micidiale e marziale drumming, quest’ultimo nelle mani di un certo ‘M’. Esseri misteriosi? Un po’, ma non completamente, visto e considerato che ‘O’ è anche il chitarrista dei Turia, freschi di split con i connazionali Fluisteraars (recensione qui). E qui si svela il mistero originale, visto che l’anonimo ‘M’, altro non è che Mink Koops, il batterista proprio dei compagni di split. “Euprosopon” è il secondo album (intervallato da un EP) di questo progetto che si abbandona ad una heathen black metal incisivo, cupo e pregno di liturgica malvagità. I suoni sono cupi, c’è uno sguardo stilistico che incrocia black francese con lo-fi classico, anche se un ascoltatore attento potrà apprezzare stupende melodie annegate in suoni fumosi dominati da linee di basso esaltanti, un drumming lacerante e vocals crudeli, tuonanti, tra la devastazione e la celebrazione mistica. Momenti quasi rituali, si alternano a parentesi mid tempo dalla impostazione catchy: non mancano attimi tra il post e l’atmosferico, e non mancano nemmeno blast beats furiosi che causano un meraviglioso e caotico stato mentale. Dei quattro lunghi brani (dagli otto ai tredici minuti ciascuno) emerge “Regnum”, un capolavoro di atmosfera e violenza, di melodia annebbiata e trionfante progressione, con una parentesi acustica che accarezza il folk più oscuro, il quale si impegna ad accompagnare dolcemente -ma con immensa malinconia- verso la fine del brano… e l’inizio turbolento della successiva “Verban”, un altra traccia lunghissima che apre con una violenza destabilizzante, la materializzazione di una dimensione spirituale caotica e nervosa, espressa dal brano con suprema chiarezza. Un brano che evolve con mid tempo irresistibili aprendo ad una dimensione oscura esaltata da sonorità da catacomba che esplodono rendendosi coinvolgenti, una fonte inesauribile di headbanging anche nei passaggi più rituali e cerimoniali. Il vento che sferza all’inizio di “Heriwalt” rivela rumori e suoni medioevali ed apre su una lunga parentesi folk. la quale si riversa in un crudele black melodico, dove rumore e precisione sonora si mescolano dando i natali ad una atmosfera soffocante assolutamente stupenda, prima ti virare ancora una volta ad un folk atmosferico dagli occasionali spunti psichedelici. Melodia e rituali senza luce. Suoni cavernosi ma esaltanti. Un lavoro esplosivo, potente, possente, capace di esprimere -con assoluto genio- il lato più contorto del black in maniera efficace, fruibile, esaltante… senza perdere mai di vista l’essenza di fondo, il concetto di base, l’impenetrabile oscurità che giustifica l’esistenza di questa eccellente sintesi delle tenebre.

(Luca Zakk) Voto: 9/10