(Eisenwald) La regale solitudine riprende forma con il terzo album di Iskandr, creatura, progetto musicale, realtà del suo creatore O. multistrumentista, cantante, foraggiato da melodie maestosamente epiche e nordiche indebitate con l’epica dei Bathory. Lunghe composizioni le sei che compongono “Vergezicht” e dunque anche dalle strutture complesse per i suoi cambi di passo e di atmosfere. Il black metal di “Vergezicht” è pagano, epico, possiede un cospicuo retaggio folk nelle melodie. Aspetti che potenziano l’effetto e la resa della musica – alla quale partecipa il batterista M. Koops – la quale nello sviluppo dei pezzi e nel corso dell’intero album subisce molteplici variazioni. Al primo ascolto si ha l’impressione che l’album sia apparentemente slegato nella sua consequenzialità melodica e compositiva. L’opener “Gezag” di oltre undici minuti disorienta un po’ proprio per questo aspetto. I toni a tratti marziali di “Bloeddraad” e misuratamente maestosi quanto dinamici per come le melodie prendono una forma sempre più ampia e arricchita da synth e cori che rafforzano il suo percorso, di oltre otto minuti, e portano l’ascoltatore all’universo seguente di “Gewesten der Tijd”. Questa composizione giunge a tredici minuti con andatura mesta, solenne e marziale. Una dimensione sonora che avvicina il tutto al doom metal con uno scatto black metal solo sul finale. “Baken” e “Verbod” vedono la prima andare avanti con un mid tempo asciutto e le chitarre che sprigionano gelide nenie nordiche, mentre “Verbod” offre il taglio più ‘prog’, insieme all’opener, per via dei repentini mutamenti di passo quanto di atmosfera e melodie. Un pezzo oscuro, ipnotico a tratti, struggente in certe sue punte melodiche quanto pastorale verso la sua fine. “Het Slot” chiude dopo circa quattordici minuti l’album. “Vergezicht” non è immediato e probabilmente la sua vera ricchezza è da scoprire con attenzione e riflessione.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10