(I Hate Records) Il quasi sessantaduenne, il 23 agosto, Johan Langquist si lancia in questo progetto solista che vorrà portare anche sui palchi per esibirsi di fronte al pubblico. Langquist, voce dei Candlemass ed ex di Jonah Quizz, si presenta dunque come Johan Langquist The Castle e ha portato in studio per la realizzazione dell’album omonimo, Erik Henriksson alle chitarre e tastiere, Stafen Englin alla batteria, Fredrik Isaksson, dei Dark Funeral ed ex Grave, Excruciate, Therion e non solo. In più ha contribuito la soprano Emelie Lindquist. Presto però Langquist comunicherà la band con la quale si esibirà dal vivo. L’album è un fiero e valido esempio di heavy-doom con rimandi hard rock e un’ambientazione sabbathiana degli anni di Tony Martin e R.J. Dio, nonché dei Rainbow. Hard & heavy e doom che si piazzano in queste canzoni imperiose, eleganti a volte, mai sregolate o incerte. L’appoggio vocale della Lindquist forma un manto con le tastiere che fanno da sfondo o si integrano al cantato di Johan Langquist. I riff sono semplici e immediati, hanno quella reminiscenza heavy e contemporaneamente dello stile di Iommi della seconda metà degli anni ’80 e oltre. Tutto è amalgamato, dosato con uno stile che tocca q       uelle punte epiche e maestose care ai lavori fuori dai Deep Purple del buon Ritchie Blackmore. L’heavy metal dei mostri sacri che hanno infiammato con il loro hard rock negli anni ’70 e trasposto poi negli anni ’80 e inizi dei ’90, sostanzialmente si rimaterializza in questo lavoro, con una maniera composta, pulita e abbastanza accattivante.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10