(Hammerheart Records) Quando Jörgen “Jurg” Ström (ex-Skineater, ex-Omnicidal, ex-Rimfrost) nel 2020 prese la decisione di seguire il suo personale percorso musicale, aveva concepito la creazione di tre album. Vennero così “Sol”, seguito da “Måne” e infine l’ottimo “Tundra”, disco che vide finalmente il supporto della label, l’uso di un vero studio di registrazione, il coinvolgimento del produttore Micke Andersson e pure la necessità di evolvere dalla dimensione di one man band verso una line up completa, convocando quindi Sebastian ‘Hravn’ Svedlund (Rimfrost, Omnicidal, Sister Sin) alla chitarra e Stefan ‘Jansson’ Jansson (Omnicidal, ex-Devilicious) alla batteria. Ecco quindi che “Emellan Träden” (‘Tra gli alberi’, ndr) è il passo successivo: il quarto album, uno nuovo ciclo che spinge oltre l’iniziale piano, il primo disco composto e registrato come band confermando una crescita costante, capace di materializzare un altro disco intenso, profondo, fatto da un black metal atmosferico e melodico capace di essere incisivo ma anche magicamente suggestivo, grazie a certe divagazioni legate a blackgaze e post rock. Il bello di questa band è la capacità di offrire un suono sostanzialmente grezzo, anche se raffinato, tanto che il consistente numero di passaggi atmosferici o di malinconici arpeggi non toglie quella radice ruvida, forse esaltata dalla performance vocale del mastermind. “Stay” fa immaginare i verdi paesaggi dei boschi nordici, un brano sognante, una canzone triste, una canzone d’amore. C’è più black vecchia scuola in “Hon Kallar”, risulta favolosa “King of the Night”, uno dei brani in inglese che parla di una delle figure più famose del nord: i Troll; si tratta di una canzone potente, con un testo semplice, descrittivo, diretto anche se fortemente pregno di mitologia. Tra la violenza e la pace interiore con “Dimma”, favolosa “Prinsessan och Hästen”, con quella tastiera così penetrante accerchiata da un’impeto ritmico selvaggio. Graffiante “Den Brandgula Salen”, trionfale “The Grave and Chain”, prima della conclusiva “Bortom Tundran”, brano bonus della versione su CD, comunque un pezzo imperdibile, affascinante, ricco di suggestione. I Jord sono ormai una realtà concreta, non più una divagazione o un progetto secondario; la collaborazione di una band al completo ora si sente per davvero, in quanto si percepisce nuova forza in questo black ricco di dettagli, di influenze, tuttavia molto personale, un black che stimola, coinvolge e, allo stesso tempo, ipnotizza. Un album che ci accompagna con senso trionfale nell’ormai vicina transizione dalla luce dell’estate alla mestizia dell’imminente autunno.
(Luca Zakk) Voto: 8/10