(Nordvis Produktion) Tuonano dalla Svezia e sono al debutto i Jordfäst, un duo (più un batterista ospite) che sorprende immediatamente, una band che con soli due brani (ma oltre mezzora di durata totale) mette in piedi un lavoro che non sembra appartenere assolutamente ad una band che si affaccia per la prima volta sulla scena. Black tendenzialmente non spinto all’eccesso tranne parentesi più efferate, principalmente caratterizzato da mid tempo superlativi, teatralità… ma anche molta melodia, un incedere ricco di groove, di un rock’n’roll siderale annegato nelle tenebre, un senso di vento gelido che colpisce e graffia la pelle. “Buren av loppor” nei suoi diciotto minuti abbondanti è un percorso intenso: dall’atmosfera iniziale ad un senso apocalittico, intensità sonora con linee di basso poderose, dissonanze e poi quelle pulsazioni mid tempo che fanno saltare, scuotere il cranio, tremare le pareti, mentre un vocalist penetrante lacera l’etere con lyrics in lingua madre. Ma il brano, nella sua lunghezza, racchiude molto di più: c’è una sezione palesemente folk, un assolo di chitarra intenso ma ben integrato nell’impatto sonoro globale e poi via, verso una furia ritmica demoniaca e poi un finale ricco di rabbia, di odio, di dramma. Il secondo brano, “Hädanförd”, leggermente più breve, ancora una volta regala riff vibranti, irresistibili, per poi crescere verso impostazioni metal classico, una porta aperta verso l’esplosione violenta crivellata da melodie spesso taglienti e velenose, poi avanti nelle tenebre, nel groove a base di tremolo, con ritmiche lineari a supporto di assoli pregni di luminosa disperazione, prima di un evocativo finale folk/rituale. Un progetto micidiale: difficile da descrivere, se non citando qualche remota similitudine con acts quali Stilla, Lunar Aurora, Panopticon, Waldgeflüster… ma anche così facendo restiamo lontani dall’effettivo concetto dei Jordfäst. Album carnale, registrato in maniera favolosa. Un black esaltante. Sempre capace di catturare l’attenzione, ricco di ritmo, di evoluzioni, di melodie ipnotiche, ritmiche lascive… un sublime amplesso di musica oscura!

(Luca Zakk) Voto: 9/10