(Apollon Records) “UnderVerden”, che significa sostanzialmente ‘gli inferi’, vuole essere un racconto concettuale sul risveglio, in cui le parti nascoste e dimenticate di noi stessi e del mondo vengono riportate in superficie, in vita. Ma come? Ed è qui che si rivela il genio di questo artista norvegese, di Trøndelag, capace di attingere a piene mani da folk nazionale ed internazionale, facendo convivere sonorità nordiche con espressività latine, toccando pure la sensualità del tango argentino. Jørgen canta nel suo dialetto, esprimendo concetti che esaltano una forma antica di spiritualità, che indagano dentro crisi personali, con le metafore di creature mitologiche impegnate in battaglie che, invero, sono personali e interiori. Testi originali che giocano rincorrendosi con versi presi dell’Edda della mitologia norrena, linee vocali ad ampio spettro, capaci di passare dal rock al punk, dalla recitazione al growl più vicino al metal estremo. Musicalmente c’è tanto: un po’ come succede con artisti poliedrici quali Manu Chau, nemmeno Jørgen Dretvik si pone limiti di alcun tipo: qui troviamo una fusione di strumenti strettamente rock, quali basso, chitarra e batteria, con strumenti tradizionali, ad esempio la moraharpa (un violino a tasti svedese), il bandoneon (un tipo di fisarmonica) o l’organistrum, tanto che nelle registrazioni sono stati coinvolti musicisti quali Kjell Braaten (Wardruna) e la favolosa fisarmonicista Valeria Neira Lillebjerka, la quale innalza mostruosamente la resa musicale e degli arrangiamenti dell’intero album, insinuandosi con provocante genialità anche quando meno ce lo si aspetta. Incalzante e in qualche modo ipnotica “Trollmann”, irresistibile il groove di “Gammel Erik”, sognante “Grenseland”. C’è un’anima alternative punk su ”Bytting”, c’è misticismo folk su “Árdaga”, travolgente la title track (qui emerge perfettamente quel parallelismo con Manu Chau), un brano con Valeria deliziosamente scatenata in un abbinamento rock-folk sublime, prima della conclusiva e assurdamente sconvolgente “Apokalypse i nuet”. Rock, folk, tradizione, divagazioni psichedeliche, spiritualità, sciamanesimo… e un assoluto quanto geniale libertinaggio musicale che scava nella terra, tra le ombre, sotto le radici degli alberi più antichi, per cercare risposte, per scoprire la verità, per guarire, per rinascere. Per vivere. Tutto questo è il vasto universo di un artista geniale che vaga senza meta dentro il suo“UnderVerden”. Questo è forse tutto il nostro universo o, forse, questi sono veramente i nostri inferi.

(Luca Zakk) Voto: 9/10