(Pride & Joy Music) Nuova creatura del chitarrista Jo Henning Kaasin, collaboratore di nomi pesanti, tra questi Joe Lynn Turner, Glenn Hughes, Doogie White e Bernie Marsden, oltre che fondatore e autore dei brani dei dei Come Taste The Band, progetto che dopo oltre un ventennio di attività (e successi quali “Reignition”, feat. Joe Lynn Turner e Doogie White) è stato parcheggiato agli inizi del 2020. Trovatosi nella condizione di ‘ripartire’, Jo Henning ha voluto creare una nuova band, una nuova idea che porta il suo nome e che annovera in formazione il cugino bassista Staale Kaasin (Spider e 2020vision), il vocalist norvegese Jan Thore Grefstad (Divided Multitude, Saint Deamon, Highland Glory, ex Frostmoon), Benjamin Dehli con il suo Hammond ed il batterista Chris Brush. Dopo due singoli di successo nel 2020 ed un altro quest’anno, ecco che prende forma il debutto, un album di hard rock suggestivo, con leggere sfumature cosmiche, un hard rock intimo, mai eccessivo, contemporaneamente legato agli anni ’70 (grazie all’organo) ma in qualche modo anche moderno, dando vita ad una miscela coinvolgente e provocante. “Chain Of Love” è un palese esempio dell’ampia gamma sonora della band: gli anni ’70 che mettono gli accenti sui riff, quegli inserti digitali che ammodernano, quella dispersione space rock che fa sognare. “We Are One” fonde gli stili degli artisti con i quali Jo ha collaborato, iniettandoci un po’ di furia Malmsteeniana, mentre oscurità e potenza si fondono sull’incrocio di epoche stilistiche che confluisce sul singolo “Hidden”. Atmosfera bluesy/southern sull’ottima “Smoking Gun”, hard rock super classico sulla scorrevole “Carry On”, un brano heavy con l’atmosfera resa succulenta dal lavoro di Benjamin Dehli. “Shades of Yesterday” è l’immancabile ballata malinconica e struggente, mentre la prepotente “Walking Downwards” ama celare interessanti dettagli di matrice progressiva. Spirito libero su “Wrong”, più heavy che hard “Inside Out”, avvolgente l’apocalittica e tuonante “Revelation”, prima della conclusiva “Runaway Train”, un traccia ricca di spunti provenienti da un’epoca che va dalla fine anni ’70 agli inizi degli anni ’80, capace di catturare l’ascoltatore con irresistibile magnetismo. Disco granitico; composto, arrangiato e suonato in modo eccellente, arricchito da ottimi musicisti, una chitarra pungente ed un vocalist che non teme alcun confronto: un disco che traccia un punto di connessione tra l’hard rock storico, quello un po’ psichedelico, soffermandosi sul decennio degli anni ’80 ed atterrando con fragore su sonorità deliziosamente attuali!

(Luca Zakk) Voto: 8/10