(Indie Recordings) Quasi trent’anni di storia e, con questo, sono nove gli album in studio. Decisamente intramontabili i norvegesi Kampfar che con “Til Klovers Takt” congiungono quei punti sparsi lungo la lunga carriera, mettendo in comunicazione le prime composizioni con i nostri giorni e le tenebre del mondo odierno, rendendo maledettamente pesante l’atmosfera. “Til Klovers Takt”, un disco a tratti marziale, deliziosamente tetro… ma anche rituale, evocativo meravigliosamente legato alla terra di origine, alla natura, alla storia, alle tradizioni. Dolk è monumentale e gli altri membri della band offrono una performance micidiale, forse tra le migliori in assoluto. “Lausdans under stjernene” mette subito in evidenza questa oscurità impenetrabile, questo incedere marziale, esaltato da un cantato spietato su una batteria cadenzata ed un basso voluttuoso; un brano lungo, cosa comune con gli altri cinque, capace di inglobare divagazioni e progressioni invitanti e contorte, spesso tanto infinitamente efficaci quando marcatamente tecniche. “Urkraft” è grezza ma anche immensamente teatrale, capace di fondere un’evoluzione gloriosa a variazioni che hanno un sapore alternative. Quella estrema e rabbiosa teatralità si manifesta nei labirinti di “Fandens Trall”, un pezzo che segue un percorso tanto contorto quanto avvincente. Esaltanti le sfuriate e i tempi contorti di “Flammen fra Nord”, favolosa “Rekviem”, una canzone che combina violenza e rabbia a linee vocali letali, evolvendo con un refrain in inglese sferzato da un mid tempo colossale al qual si affianca un suggestiva tastiera. In chiusura un’altra manifestazione di negazione della luce, l’introspettiva e infinitamente imprevedibile “Dødens aperitiff”. Suono poderoso. Suono esplosivo. Avvolgente. Un album che, pur rimanendo fedele al black che la band di Dolk ha suonato per decenni, riesce ad elevarsi verso un’altra dimensione, a un livello superiore; tutto questo senza compromessi, senza addolcimenti o tendenze verso una direzione commerciale! Non a caso il disco non contiene alcun brano identificabile come singolo: l’impeto di “Til Klovers Takt” è un unico flusso di forza, un macigno di black metal tanto selvaggio quanto curato e ricercato, pur restando lontano dall’essere raffinato e facilmente fruibile per le masse. Tuttavia, forse, siamo ad una ipotesi di svolta per una band che meriterebbe sedere nel Valhalla di questo genere musicale, mentre sono tre decenni che combatte con fierezza e senza paura nel fangoso e nefasto campo di battaglia dell’underground.

(Luca Zakk) Voto: 9/10