(Avantgarde Music) Giungono al secondo appuntamento gli sloveni Kamra, a tre anni da “Cerebral Alchemy”, regalandoci anche questa volta quaranta minuti di black metal senza tanti compromessi. Un black che a volte suona un po’ death, a tratti pure un po’ grind, sicuramente non originale ma decisamente travolgente, tanto che ti spari in cuffia “Unending Confluence”, giusto per tingerti l’anima di nero, mentre fai altre cose: cammini, lavori, ti alleni, ti rilassi… non sei davanti ad un capolavoro storico, vuoi solo del buon black che ti massacri le orecchie; la violenza sonora un po’ ti distrae, ma se abituato a queste sonorità, fanno parte del tuo ambito, di ciò con il quale ami circondarti. Eppure, senza accorgertene, inizi a muovere il capo a tempo sedotto da quei ritmi pulsanti che a tratti prendono il controllo, sempre supportati da un tappeto letale di doppia cassa, oppure interrotti da parentesi atmosferiche decadenti ed inquietanti. Esalta e confonde “Cavernal Rebirth of Ends”, destabilizza la psiche “Owlgrowth”, stimola i sensi “Weaver’s Bane”, sorprende sotto molteplici punti di vista “Of Pillars, Walls and Mutilation”. Cambi tematici frequenti, il vocalist che passa da un growl di matrice death ad uno scream recitato che fa pensare alla camicia di forza, confermando una bellezza sonora costruita sia su brutalità che su instabilità psichica. Da attacchi disumani ad ambiti atmosferici, in bilico tra resa cinematografica e puro noise. No, davvero, con i Kamra non ci si può proprio annoiare!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10