(Beyond The Storm Productions) Ambizione elevata in questo nuovo album dei nizzardi Kerion. “Cloudriders: Age of Cyborgs” è infatti un concept album dal tono steampunk, con l’aspetto tecnologico trascinato nel tessuto symphonic power metal d’ordinanza della band, attraverso un’elettronica che insieme a certi riff di chitarra pomposi e muscolari, sembra conferire al tutto sia un tono cinematic quanto semi-industrial. Ciò avviene almeno in certi frangenti smaccatamente elettronici e seriali, rispetto invece a quelli che sono canonicamente heavy e power metal. Il concept è un tipo di opera musicale che a molti artisti stuzzica la fantasia e ognuno a suo modo sceglie come farlo. Il concept può esserlo solo nei testi, per esempio, mentre la musica segue un suo corso canonico e senza allacciamenti ed unioni tra un pezzo e l’altro. Tuttavia non è stato così per “Cloudriders: Age of Cyborgs”. I Kerion inframezzano alla musica dei parlati tra i personaggi di questa storia. Il risultato finale di tali parti è a metà tra dialoghi di un film e a quelli di un avventure game o comunque in generale di un videogame. Ad ogni modo anche questi frammenti creano la storia e concretizzano lo scorrere nel tema proposto. L’album è tuttavia avaro di buone – oppure memorabili – canzoni, come lo è a suo modo “One Way Love” per via del cantato di Flora Spinelli che si spinge a livelli da applausi. I Kerion mettono in mostra una soluzione di arrangiamento generale dove il symphonic quanto il power stesso sono elementi del tutto, cioè sono i generi presenti che si fondono con il resto, in quasi tutte le canzoni. A riprova che un modo evolutivo del sound è stato studiato e voluto per tutta l’opera. C’è il sospetto che i Kerion, come per altre band che si cimentano con l’idea del concept, lascino spazio alla storia che essa poi piloti in maniera decisiva anche le sorti della musica. Insomma esistono sezioni dell’album nelle quali la storia viene prima della musica stessa, finendo poi irreggimentata in una visione superiore. “Cloudriders: Age of Cyborgs” non è un album immediato, ha bisogno di essere capito, assimilato e comunicare la storia e l’insieme che lo ha generato. Del resto dura poco meno di 55′, una durata enorme e dunque il processo di assimilazione finisce verso tempi lunghi. Almeno è quanto lasciano credere una serie di ascolti. La storia finisce male, ci sarà un cataclisma che darà inizio a ‘l’età del caos’. Paradossalmente il brano conclusivo, “Electric Requiem”, il riassunto del tutto e la speranza nell’esistenza di un futuro, possiede un certa poetica, un lirismo sottile e incalzante in un’atmosfera sognante e con Flora Spinelli ispirata e dolce. Un contrasto netto con questa storia che alla fine parla di guerra, di soprusi, di aggressioni e di violenza. Non diversa da quello che accade di questi tempi.

Nell’album figurano come ospiti Elisa C. Martin (Dark Moor, Fairyland), Raphael Dantas (Ego Absence), Vitor Veiga (Aquaria) e Phil Giordana (Fairyland). La copertina è di Genzoman (World of Warcraft, Marvel).

(Alberto Vitale) Voto: 6/10