copKernelGeneration(autoprodotto) Ad un anno di distanza torna il duo piemontese capace di forgiare il suono con forme deviate, lontane da schemi imposti o comuni. Questo album è il completamento dell’EP (dal quale sono tratte cinque delle tracce, qui proposte in versione diversa, migliorata, più curata – leggi recensione qui-) uscito un anno fa e si tratta della chiusura del cerchio sull’argomento del concept, ovvero le profezie dei Maya interpretate in maniera originale, non convenzionale, fantascientifica. A livello critico è possibile avere la presunzione di dichiarare che questo è solo un altro EP contenente anche le cinque tracce del precedente come bonus. Sarebbe possibile annusare l’odore di una mancanza di creatività, di valore artistico. Ma qualsivoglia opinione critica impostata in questi termini sarebbe un errore immenso, nonché una palese dimostrazione che la vera mancanza di creatività e di valore artistico risiederebbe dalla parte della critica stessa, la quale dovrebbe usare l’intelligenza e la passione per addentrarsi completamente in questa ora di viaggio musicale, la quale trasporta in altre dimensioni, ignorando confini temporali, sfondando i confini spaziali, annientando i confini filosofici. “MM12…” va ascoltato da cima a fondo, senza pausa, senza interruzioni, senza salti: esattamente come per la lettura di un libro entusiasmante ed avvincente. Il lavoro dei Kernel Generation va oltre i confini dei generi musicali -considerato che li abbracciano tutti, evitandoli allo stesso tempo- e si allontana da schemi prefissati. Ambient? Metal? Industrial? Prog? Thrash e Death? Post o Alternative? Forse il vero genere musicale, l’unico schema seguito dalla band è quello della purezza, della passione. Quello della libera espressione artistica; è solo in questo modo che si può descrivere la magia tribale post futuristica in chiave elettronica di canzoni come “Xibalba Be”. Non ci possono essere altre ragioni che giustifichino la divagazione post sinfonica, pop horror, dark wave e classic metal di “Collapsing Universe”. Nessun confine può essere stato rispettato con “Dead Brain”. E solo la follia dell’arte può dare libero sfogo all’instabilità sonora di “De Apokalypse”. L’unico errore -forse- stata la mossa commerciale dell’EP dell’anno scorso: pane per le critiche di serie B, ed un “trailer troppo lungo” che rivela molte scene principali del film. Kernel Generation è esperienza d’impatto, da godere a mente fredda, abbandonandosi alle sorprese, ai colpi di scena, come in un viaggio verso l’ignoto. Come in un libro da leggere. Un film da guardare. Un destino da dipingere, un futuro da scolpire. Una nuova teoria da dimostrare.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10