(Sacred Bones Records) I Khanate sono la vita dopo gli OLD, in un certo senso! In formazione James Plotkin e Alan Dubin, appunto due ex componenti dei gloriosi Old Lady Drivers ma essenzialmente conosciuti come OLD. Plotkin poi è un geniaccio dello studio di registrazione che ha lavorato con tantissimi musicisti. Dubin si è dilettato oltre che con in Gnaw a lavorare anche nel campo della produzione video. Stephen O’Malley e Tim Wyskida completano questa collisione tra doom, drone e noise. “To Be Cruel” è il quinto album dei quattro e presenta suoni enormi, corposi, atmosfere sature di angoscia, tempi ritmici bassissimi. Si nota da subito come la voce invasata e sommariamente recitante di Alan Dubin sia il contrappunto non sempre armonizzato con quella massa sonora degli altri tre, i quali procedono per colpi secchi, come un lentissimo doom dove batteria e basso battono colpi all’unisono e la chitarra sfrangia accordi aperti poi prolungati che terminano spesso in feedback e saturazioni di sorta. “To Be Cruel” è costituito da tre composizioni e tutte attorno i venti minuti di durata. “Like a Poisoned Dog” è una bordata lenta, stentata, carica di angoscia e pessimismo e arriva a oltre diciannove minuti. “It Wants to Fly” ha sonorità molto più drone, le frequenze di basso e chitarra si prolungano, si dilatano e i momenti tra un battito e l’altro del tempo sembrano riempiti da questi fragori e ribollire di suoni che accrescono il lato noise del tutto. Questo pezzo è quasi di ventidue minuti di durata. La title track ha un aspetto d’atmosfera cimiteriale, suoni dilatati che svaniscono in feedback e poi del tutto per lasciare spazio a voce e un vuoto aleatorio. Questo album presenta una bassa carica ritmica, un’alta tensione sonora, feedback e saturazioni che lievitano piano e amplificano la diffusione di un senso del suono particolare dove però il tutto sulla distanza diventa anche prevedibile.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10