(Rockshots Records) Estremamente interessante il debut dei baresi Kormak, guidati dalla carismatica singer Zaira De Candia: il disco mette assieme diversi generi (il folk, il celtic/death, in alcuni casi addirittura il gothic puro) per un risultato che, pur con alcuni ‘punti critici’, si rivela indubbiamente originale e coinvolgente. Dopo l’inquietante intro “Amon”, dove una voce rapida recita una litania, “March of Demise” è il brano che più ricorda i Suidakra per il mix di folk e death, ma la voce di Zaira, capace comunque di un growling niente male, ha talvolta movenze gotiche. Anche “The Goddess’ Song” mescola più atmosfere, andando da cori gregoriani a sfuriate vicine al black, fra strumenti tradizionali e atmosfere cupe. Quello che non ci si spiega sono i 23 minuti (!), piazzati a metà disco, di “The Hermit”, in realtà un brano acustico molto più breve, che lascia spazio a un lunghissimo silenzio intervallato dai rumori di un attacco aereo. Arte concettuale estrema nel mezzo di un disco metal? Credo inoltre che il reprise sia cantato in dialetto barese… L’alternanza folk/death di “Patient n. X” ha qualcosa degli Eluveitie; in “July 5” Zaira si scatena su vocalizzi gotici dove porta la propria voce a un centimetro dal punto di rottura. La breve “Eterea El” è la chiusa sognante e ancora una volta gotica del disco. Mi sento comunque di premiare “Faerenus”, perché è pieno di idee e di una genuina e sanguigna vitalità.

(René Urkus) Voto: 8/10