(Dark Essence Records) La band di Bergen è al secondo lavoro in studio, nel quale ha curato la produzione Iver Sandøy (Trinacria, Emmerhoff & The Melancholia Babies, Manngard). Il sound è molto sperimentale, per via selle ascendenze dark, post metal e stoner, che determinano canzoni d’atmosfera attraverso suoni densi e vibranti. “Diin” si avvale di lunghe parti strumentali e con la voce di René Misje, anche chitarrista, che diventa una parentesi tra queste. Pezzi dissonanti e dai tratti quasi rock seventies, “Mound”, oppure carichi del groove dei Neurosis, “Future Past”, le lunghe tirate alla Mastodon, “Mark of Cain”, l’acido oscuro dei Tiamat, “Omen”, e tanta iniziativa propria tale da rendere “Diin” un’opera comunque compatta. I norvegesi plasmano scenari novembrini, cupi e intrisi di una tristezza onirica e su tutte c’è l’opener “Hymn to the Winds” ad esporre questo spirito decadente ammantato di post metal e gemme psichedeliche insieme. “Diin” affascina da subito già dalle sue prime note, come l’incipiente luccichio dell’alba che risveglia i sensi. In “Diin” i Krakow riassestano anche la formazione, con l’arrivo di Ask, batterista dei Kampfar, oltre alla partecipazione di Grutle Kjellson degli Enslaved.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10