(Eisenwald) A due anni da “Urere” (recensione qui), tornano i tedeschi Krater con un album massacrante, oscuro, dannato e cantato anche in inglese! Il loro black era già particolarmente nefasto, ma risultava ulteriormente incattivito dalle sonorità taglienti della lingua teutonica urlata a squarciagola in growl; con il nuovo album, nonostante l’uso parziale dell’inglese, non ci sono tuttavia elementi che tolgono brutalità alla band, la quale tuttavia riesce ad essere anche molto melodica, dando vita ad un black putrefatto che attinge molto dal death e, in particolare, dal blackned death, prendendo comunque direzioni personali e molto originali. I brani alternano in maniera convincente parti brutali, oppressive, letali ad altre parti più catchy, evocative, pregne di dannazione ma anche di una profondità sonora micidiale, esaltata da un’ottima registrazione capace di mettere in risalto tutti gli strumenti con immenso equilibrio, rivelando anche linee di basso suggestive e veramente fantastiche. Dopo un intro inquietante è “Prayer for Demise” che svela immediatamente l’immensa qualità dell’album, offrendo una varietà sonora intelligente, superbamente accostata, un percorso musicale irresistibile. Stupenda “Zwischen den Worten”, che per certi versi richiama ai miglior lavori dei Dark Fortress. Su “Stellar Sparks”, come una rivelazione divina, della scintillante melodia emerge dagli inferi di un sound micidiale, affiancando con genialità la rabbia della violenza alla spiritualità del rituale. Disperazione in chiave black metal con “When Thousand Hearts”, furia cristallina su “Atmet Asche”. Ulteriori dosi di melodia, che incrociano metal classico con thrash scatenato, su “No Place for You”, mentre “Darvaza Breeds” rallenta e si inerpica tra misteriosi labirinti privi di luce. La conclusiva “Wasted Carbon” sorprende, con i suoni delicati ed un parlato etereo, tanto che il brano rappresenta un perfetto outro pregno di tristezza e mestizia. Riff sontuosi, espressività melodica micidiale arricchita da ottimi assoli, singing letale e diabolico ma anche corale ed evocativo, basso sublime e batteria che glorifica la definizione di ‘doppia cassa’: questi i fattori che danno vita a nove brani poderosi, capaci di coniugare espressioni ipnotiche a massacri guerrafondai, passando per dettagli heavy metal e divagazioni sciamaniche dal sapore sulfureo. Una perla nera. Un segreto da rivelare al mondo. Un album immenso, un inno al male, all’oscurità, ma anche passionalmente irrequieto, travagliato, esaltante!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10