(Svart Records) Quando mamma ‘Svart’ dichiara che qualcuno suona ‘il new wave del southern space rock’ allora, scusate, ma io alzo le orecchie. Che cavolo c’entra lo space rock digitale interstellare che vaga senza fine tra le galassie con il southern polveroso, americano e pistolero? E cosa c’entra l’immensa americanata con una band con il cui moniker -Cremlino- che ne è la nemesi? Non lo so, e non lo saprete nemmeno voi… ma un’idea più o meno confusa vi verrà in mente subito dopo “Ghost Flyers”, la opener: digitale, spaziale, poi catchy, ritmica, travolgente, ballerina, vintage e maledettamente… oh si.. space rock! “Cruhn” è tutto quello che ho detto (southern, space, oriente, occidente, destra, sinistra, comunismo, capitalismo, ecc.)… ma lo è in chiave doom. Doom pesante che diventa sognante verso la fine… il grande sogno astrale (o americano?) del genere umano trasformato in riff sudici dai quali fuori esce, a fatica, pure un ottimo assolo. La polvere del sud (di Marte?) o il caldo torrido (di Venere?) diventano space-blues hawkwindiano con “Thought You Were Dead”, mentre “Lizard” e “Lizard II” (titoli yankie con fantasia sovietica) sono due cose completamente diverse tra di loro: la prima di stampo esplicitamente rock, completamente digitale ed atmosferica (per chiarezza non si tratta dell’atmosfera terrestre) la seconda. Chiude questo geniale debutto la fantastica “World Is Coming Down”, un brano tetro, decadente, maledettamente coinvolgente. I Kremin sono quattro pallidi finlandesi, convinti Confederati e seguaci del Generale Lee, i quali decidono, usando una astronave sovietica degli anni ’70 targata ‘CCCP’, di andare a sparare alle lattine di birra (vuote) in giro per le vallate desolate di Marte o attraverso l’anidride carbonica della desolazione venusiana. E questa mezz’ora scarsa di musica altro non è che la colonna sonora sparata a palla dall’autor… scusate… dall’astroradio della navicella… oppure un qualcosa che un vecchio giradischi fa uscire da un gracchiante vinile quando all’imbrunire i quattro rednecks, stanchi e strafatti, si siedono in veranda per scolarsi un meritato goccio. E ricaricare i fucili.

(Luca Zakk) Voto: 9/10