(Svart Records) Secondo capitolo per il quintetto italiano che ora approda alla corte di una delle migliori label per queste sonorità (fortunatamente) impossibili da classificare con chiarezza o in modo inequivocabile. Tra il prog e il synth, tra jazz e psichedelico, tra metal -anche estremo- e musica ambient, con un un moniker preso a piene mani dal primissimo film di genere fantascientifico italiano (in bianco e nero, diretto Paolo Heusch, uscito nel 1958, con Paul Hubschmid, Madeleine Fischer e Fiorella Mari), la band regala quaranta minuti nei quali immergersi senza ritegno, abbandonando la realtà ed aprendo all’ignoto la mente la quale verrà trasferita in altre dimensioni, attraversando lo spazio, cavalcando il tempo, ignorando ogni barriera fisica. Il viaggio verso le galassie decolla con la pulsante e contorta “Lost Horizon”. C’è molto metal in chiave sci-fi sulla title track, un brano che evolve incessantemente abbracciando le sonorità tipiche degli Hawkwind, con quelle voci eteree sferzate da un gelido vento cosmico. Groove micidiale sull’oscura “Cursed Invader”, vibrante e suggestiva “Oracolo Della Morte”, inquietante e ricca di riffing heavy la provocante “Ashes”, canzone che riesce a spingersi ai confini del doom deviando verso un finale acidamente isterico. Tanto marziale quanto ipnotica, tanto epica quanto ambientale la bellissima ”Spectrometer”, mentre c’è una costante progressione con trame che si susseguono sulla impetuosa “Absolute Abyss”, prima della conclusiva “Altered States” nella quale emerge un eccitante sentore horror. Geniali. Teatrali e cinematografici. Esaltano costantemente una tradizione culturale trasversale sempre destabilizzata e deviata da stati mentali chimicamente alterati. Capaci di vagare con genialità tra gli angoli cosmici degli Hawkwind fino agli inferi del black metal, in grado di evocare metal industriale inquinato da synthwave apocalittico. Sempre progressivi, liberi da vincoli ed in grado di far convergere flauti con chitarre, synth con distorsioni, atmosfera intergalattica con voci eteree. “Trivial Visions” va oltre la musica. Va oltre il genere musicale. “Trivial Visions” è un’esperienza ultra-sensoriale immensa!

(Luca Zakk) Voto: 9/10