(Century Media) In una dichiarazione Cristina Scabbia, parlando di questo loro nuovo album, recita: “We’ve stopped comparing records”…ovvero, abbiamo smesso fare un confronto tra i (nostri) dischi (passati). Personalmente ho adorato i primi dischi dei Lacuna Coil, “Unleashed Memories”, “Comalies” e pure “Karmacode” fu importante… poi però stava finendo il primo decennio del nuovo millennio… cambiarono i Lacuna Coil, o cambiai io, o i miei gusti… ed alla fine un po’ smisi di seguire con costanza la band, godendomi solo qualche concerto, senza però quella fede cieca che gli innumerevoli fans, italiani ed esteri, rivolgono a questa band ormai in circolazione da oltre vent’anni. Probabilmente nemmeno ascoltai il penultimo “Delirium”, mentre il precedente “Broken Crown Halo” passò di sfuggita nei paraggi del mio udito. Ma queste cose sono cicliche: non ho mai veramente giurato fedeltà a band, stili o sotto generi specifici… ascolto sempre quel che mi piace; se c’è stata un’epoca durante la quale non potevo far a meno di uno specifico -sia quel che sia- sotto genere del metal, probabilmente oggigiorno quel genere è molto meno frequente, o addirittura inesistente, nei miei ascolti abituali. Ma le cose cicliche si muovono attorno un’orbita immaginaria, arrivano, si soffermano, passano oltre e, forse, un giorno ritornano. Ed è forse per questo motivo mi ritrovo, dopo una pausa di alcuni album o anni, di lasciarmi andare tra i suoni di “Black Anima”… un po’ per tornare, un po’ per riesumare, un po’ per ricordare, per fare il punto… un po’ perché quel percorso orbitale è misteriosamente passato nuovamente in corrispondenza della mia posizione astrale. Album intenso e registrato con una potenza lacerante: “Anima Nera” apre con la voce sensuale di Cristina che poi sfocia nel recitare un mantra inquietante ed in qualche modo introduttivo per il resto dei brani. Il growl di Andrea, più tuonante che mai, devasta l’etere in apertura di “Sword Of Anger”… un growl che è molto più frequente in questo disco, rendendolo più violento, aggressivo e d’impatto. Riffing pungente e linee vocali suggestive con “Reckless”, un brano dalla melodia provocante, catchy e trasgressiva capace di mettere in scena ancora una volta il favoloso duetto dei due vocalist, e di offrire spazio ad un ottimo assolo di chitarra. Serrato, compresso, remotamente djent “Layers of Time”, un brano che se non fosse per Cristina la quale inietta quella tendenza malinconica ed epica, apparterebbe a sonorità legate al death metal moderno! Più riflessiva ed introspettiva “Apocalypse”, canzone con tempi moderati che lascia molto spazio alla vocalist, oltre che ad un assolo caratterizzato da sublimi melodie. Pura rabbia, amplificata dal entrambi i vocalist su “Now or Never”, schizzata e cattiva “Under the Surface”, tendenze decadenti, gotiche ed oscuramente liturgiche sulla stupenda “Veneficium”, una traccia che mi fa venire in mente -con estremo piacere- certe idee dei Theatre of Tragedy, qui evolute dalla performance vocale superba di Cristina. Perversa, contorta e minacciosa “The End Is All I Can See”, canzone che per quella tendenza nu/goth avrebbe potuto regnare sulla colonna sonora del film “La regina dei dannati”. Luminosa e ricca di speranza “Save Me”, prima della title track, nuovamente intrisa di deliziose tenebre. Senza fare confronti con il passato discografico della band, proprio come suggerisce Cristina, questo nuovo album si erige sul proprio trono, abbraccia ma anche nega tutto il passato, impatta contro l’ascoltatore generano un fragore mostruoso, regalando una mazzata poderosa a chiunque ami o odi questa band, a chiunque la conosce bene, a chiunque la conosca marginalmente e pure a chiunque non la conosca proprio! “Black Anima” ignora il passato, reimposta il presente e traccia le linee guida del futuro dando vita ad un sound moderno, attuale, estremamente metal, decisamente pesante, con quell’atmosfera gotica non più dominante, piuttosto rivista come componente tetra che innalza infinitamente il valore dell’album!

(Luca Zakk) Voto: 9/10