(Karisma Records) Non vi basta il superlativo prog dei norvegesi Wobbler (qui la recensione della loro ultima fatica)? Perfetto, allora eccovi Lars, il loro tastierista che, preso da un’esuberanza creativa tra un disco e l’altro della band principale, pubblica ora il suo album di debutto come solista, rimanendo ovviamente in quella multicolore galassia prog rock degli anni ’70, con il suo libertinaggio musicale, i suoi strumenti vintage -tastiere in primis-, con i suoi groove dinamici e quelle linee vocali ipnotiche che ricordano colleghi connazionali quali i Tusmørke (ovviamente anche loro con la Karisma!). È ovvio che anche questo lavoro è figlio dell’isolamento pandemico, dell’impossibilità di vivere la vita di una band, sia essa in studio o sul palcoscenico… e forse in una situazione diversa avrebbe potuto essere del materiale utilizzabile dai Wobbler stessi… ma qui, con Lars, le cose rimangono più ‘essenziali’, più radicali, più primitive se vogliamo… a partire dai testi tutti rigorosamente in lingua madre, quando i Wobbler hanno ormai preso la strada dell’internazionalità offerta dall’inglese. Musica ricca di elementi folk, di prog settantiano senza confini, con una immensa componente di improvvisazione, cosa che rende il tutto ancor più puro, più sincero, più essenziale.Drumming immenso, basso poderoso (suonato da Nikolai Hængsle), tonnellate di tastiere analogiche, di Mellotron, MiniMoog e Hammond. Scenografie sonore che vagano in ogni direzione, coinvolgendo qualsivoglia strumento necessario allo scopo emozionale di ogni singola fase di questi imponenti quattro brani. Scavando nel norvegese, emergono tematiche mitologiche, viaggi fantastici dentro racconti e leggende, cavalieri gloriosi nelle notti oscure e montagne nordiche sepolte dal ghiaccio invernale. Un album di folk rock progressivo, dove la musica ed i dettagli della stessa vengono quasi in secondo piano, visto che ogni singolo istante sonoro contribuisce in ogni modo possibile a dare un’ulteriore pennellata a questo sconfinato dipinto, così reale, così percepibile… da diventare esso stesso una dimensione tanto fantastica quanto reale, nella quale lasciarsi andare fisicamente, mentalmente e spiritualmente.

(Luca Zakk) Voto: 9/10