copleaveseyes(Napalm Records) Nuovo album e nuove meraviglie per Liv Kristine e il suo consorte, nonché cantante degli Atrocity, Alex Krull. Anche questa volta Liv e tutti coloro che le ruotano intorno offrono al pubblico metal un album di una certa bellezza e di grande taglio melodico, ovviamente dominato dalla matrice sinfonica, vera ossatura di questo “Symphonies of the Night”. Krull si presenta più volte dietro al microfono, proponendosi in growl, rispetto a quanto fatto nel precedente album. L’essenza musicale poggia sulla voce della Kristine Espenæs, gli inserti ruvidi del Krull, un tessuto di chitarre e ritmico solido, abile a inserirsi nei pezzi e ovviamente dall’ampia piattaforma sinfonica orchestrale che totalizza l’album. Già dopo il primo ascolto chi vi scrive ha sentito l’intero fascino per il lavoro compositivo e di produzione. Quest’ultima sempre eccellente e sempre pilotata dalle registrazioni fino al mastering e passando per il mixing e la scrittura dei synth e tutto il resto ad opera di Krull. Trovo le composizioni non proprio raffinate, perché di metal “Symphonies of the Night” ne presenta in grandissima quantità, ma il tutto è quadrato, regolare, non monotono ma di sicuro strutturato con semplicità. La vera prelibatezza è come il tutto riesca a sommarsi al taglio orchestrale e a quello operistico che inserisce Liv. Esistono spunti folk, ma in misura minore rispetto al peso dell’elemento symphonic, il quale non abbandona mai la scena nemmeno quando appunto il lato folklorico avanza nelle composizioni. La title track è seducente. Molto soft e gothic, sempre symphonic e tanto accattivante e drammatica che ci avrei visto bene un inserto cantato alla Dani dei Cradle Of Filth. Lavoro di fantasia, è vero, ma garantisco che questo pezzo è moderno e sembra una buona sintesi o manifesto di un modo di fare metal: cioè pomposo, d’effetto ed affettato, ma allo stesso momento molto comunicativo. Dunque è chiaro? “Symphonies of the Night” funziona benissimo e oltretutto mi sembra che porti un po’ avanti il grado qualitativo del songwriting dei Leaves’ Eyes. Avere una fuoriclasse alla voce può non bastare, ma stavolta (e non perché in passato sia stato il contrario) la cornice attorno alla bionda Liv è encomiabile. Tuttavia niente è un contorno vero e proprio. Certo, Liv Kristine è il diamante, ma la corona che lo cinge ha degli intarsi difficilmente dimenticabili. Un altro esempio da celebrare è “Hymn to the Lone Sands” dove il piano sinfonico e metal mettono tra di loro piccoli lavori di natura celtica o comunque folk e la fusione e il dinamismo elevato del brano si amplificano al massimo. Bado al sodo, evito di citare ulteriori track e momenti di spessore perché “Symphonies of the Night” ha un valore davvero notevole.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10