(Sun & Moon Records) Il black metal dell’Est Europa ha sempre seguito un suo strano percorso personale. I Tormentor e i Master’s Hammer sono gli esempi più evidenti. Questo concetto viene confermato dagli ungheresi Leiru, un duo definito raw black metal, una realtà attiva da tre lustri ma sempre ben sepolta nell’underground, la quale in carriera ha pubblicato vari demo, un EP, uno split… fino a questo primo lavoro completo, questo debutto. “Idő” ha molto poco a che vedere con il black secondo lo standard attuale: niente growl, niente screams, niente blast beats devastanti e nemmeno melodie affidate a furibondi tremolo. “Idő” è musica indissolubilmente legata all’heavy ottantiano, quello più arrabbiato, al tempo meno melodico, più antipatico appartenente ad un’epoca durante la quale non era ancora possibile dare definizioni moderne quali black, death, thrash o heavy… definizioni che appartengono ad una classificazione che è venuta dopo una classificazione più primordiale. Nemmeno Satana sembra venga invocato, in quanto le tematiche avrebbero a che fare con egoismo, individualismo, auto-indulgenza, esistenza senza senso, vastità del cosmo. Stilisticamente sono contorti: una musica molto old school ma efficace e potente, viene associata a linee vocali quasi fuori contesto, a volte pure fuori metrica, una voce che trovo così poco interessante da mettere in secondo piano certe ritmiche coinvolgenti (c’è odore di un mix tra Black Sabbath, Annihilator, Iron Maiden, Testament e molti altri) e alcuni assoli ben sviluppati. Certo, ci sono parentesi come parte di “A kardok lehullanak” dove le linee vocali hanno un loro perché, ma generalmente fatico ad apprezzare questa impostazione di voce clean, vagamente doomy e dall’intonatura discutibile. Ma è qui che entra in gioco la stranezza del metal estremo dell’Est. C’è gente che dice dei Siculicidium esattamente quello che io dico dei Leiru… con la sola differenza che io adoro i Siculicidium! C’è un confine? Dov’è questo confine? “Idő” è comunque un album appartenente ad un’altre epoca, ruvido, grezzo e diretto… probabilmente un capolavoro per gli amanti di certe sonorità così vintage che avrebbero suonato lo-fi anche se fossero uscite qualche decennio addietro.

(Luca Zakk) Voto: 6/10