(Les Acteurs de l’Ombre Productions) Secondo capitolo per il trio francese con il suo black metal melodico, sapientemente incastrato in ambientazioni medioevali tali da rendere tutto più epico, più glorioso, più esaltante, più travolgente. Le strade dell’esilio è sostanzialmente un concept che narra la storia di alcuni fratelli che hanno appena commesso un regicidio (cosa che lega molto bene con il moniker, che significa letteralmente “I bastardi del Re”), assassinio che ha scatenato il caos facendo cadere il regno in un’era oscura fatta di declino, disordini e tormento; ma questo è anche l’inizio dell’esilio dei protagonisti, o forse un viaggio spirituale, sia introspettivo che fisico, attraverso lande devastate, scandito da nove avvincenti brani, ricchi di dettagli, graffianti ma melodici, tuonanti e spesso incredibilmente catchy, tanto da invitare a molteplici ascolti ripetuti… spesso a volumi proibitivi. Il riff principale di “La Forêt” è subito vincente; “L’Âme Sans Repos” vanta una progressione che offre spazio a un mid tempo pulsante al quale è impossibile resistere; più oscura e parzialmente lenta l’introspettiva “Vers L’étoile Solitaire”. Aggressiva ma anche epica “Le Chevalier Au Corbeau”, poderosa “Ord Vil Merdos”, un pezzo molto indovinato che riesce a risultare catchy nonostante la sua grande varietà di cambi tematici. Teatrale la lunga “Le Val Dormant”, ancora dualità tra atmosfera e violenza in occasione della title track, prima dei capitoli conclusivi rappresentati da una trionfale “La Chevauchée Cadavérique” e da “Sous La Couronne De L’éternité”, brano che, dentro il suo impeto, riesce a nascondere un bellissimo senso di malinconia. Composto con creatività, suonato e arrangiato con gusto — da notare le linee di basso che a volte fuoriescono dall’assalto frontale con fare seducente — questo nuovo lavoro offre un turbinio di atmosfere medioevali: tra tenebre e luce, tra aria pura e fiamme sulfuree, tra lande incontaminate e panorami tetri divorati dalle fiamme, abbandonati alla cenere; tra modernità e quasi-folklore, tra riff ossessivi e progressioni accattivanti, con un contrasto tra caos odierno e instabilità di quelle epoche, Les Chemins de L’exil si rivela un tesoro nascosto, una perla rara, un album capace di sedurre fin dal primo ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 9/10