copLethe(Debemur Morti Productions ) Un album fantastico. E basta vedere chi ci sta dietro per rendersi conto che non potrebbe essere altrimenti: Tor-Helge Skei, meglio noto come Cernunnus (Manes e Manii, questi ultimi hanno pubblicato circa un anno fa l’impressionante “Kollaps”) impegnato con synth, chitarra, basso, testi e composizione. E Anna Murphy la bravissima lead vocalist degli svizzeri Eluveitie. Due artisti che non hanno bisogno di presentazione che danno origine un duo che offre una produzione musicale molto particolare, emozionale, onirica, oscura, influenzata da una ampia gamma di ispirazioni, che comprende elementi metal, dark, pop, trip ed elettronici. Con l’importante contributo di molti altri artisti, tra i quali Niklas Kvarforth (Shining), Eivind Fjøseide, Asgeir Hatlen, Torstein Parelius, Rune Hoemsnes (tutti dei Manes), Rune Folgerø (Atrox) si crea una impressionante line up, tanto quanto è impressionante e complesso il risultato. “When Dreams Become Nightmares” è un titolo perfetto (Quando i sogni diventano incubi, ndr) per questo lavoro, sempre in delicato equilibrio tra emozioni contrapposte, tra la veglia ed il sonno, tra l’emozione e la depressione. Una vena tetra aleggia durante tutti i cinquantacinque minuti (dieci tracce) di questa opera, dove la strategia musicale è coinvolgente, è capace di turbare, eccitare, tradire, opprimere. La voce di Anna incanta, trasporta, trascina l’ascoltatore verso un assurdo stato di trance, dove la mente è contemporaneamente libera di viaggiare oltre i suoi confini ed imprigionata in una cella che essa stessa costruisce. Nell’estrema impostazione sperimentale, i due artisti riescono a creare una infinità di momenti molto catchy, molto attraenti che destano attenzione, che attirano magneticamente, proponendo comunque idee complesse, diverse, estremamente difficili da classificare dentro i limiti specifici di un genere musicale. Remotamente mi ricordano degli episodi di “Aégis” dei Theatre Of Tragedy, ma questo album è comunque estremamente differente. Fantastica “Haunted”, un pezzo che inizia con una certa aggressività elargita da un riffing poderoso, selvaggio, per poi evolvere verso moltissime sublimi contrastanti direzioni, creando atmosfere rilassanti, inquietanti, influenzate dal digitale, dall’elettronico, fino a instaurare melodie e singing con una feeling decisamente medio orientale. Triste e decadente “Ad Librum”, piena di enfasi su una decadenza estrema, dove un ensemble vocale maschile e femminile crea una atmosfera alla quale è impossibile resistere. Ancora triste ma estremamente sensuale, arricchita da idee elettroniche perfettamente concepite, l’ottima “Love Pass Filter”. Ma è forse la seconda parte del disco che offre il massimo delle emozioni. “Oblivion” è un pezzo immenso, deviato, contorto, dove Anne riesce a trasmettere con la sua voce candida tutta l’oscurità della sofferenza. “You” è un pezzo indimenticabile, morboso, Anne canta con potere magico, con emozioni intime, mentre la voce maschile è calda, piena, potente… ed assieme si mettono in cammino su un tappeto di musica elettronica rilassata ma piena di ostacoli, di accenti, di controsensi ritmici semplicemente geniali. “Transparent” è riflessiva prima, isterica poi, mentre “No Reason”, molto catchy, conduce in un nuovo ulteriore viaggio, una deviazione improvvisa al percorso spirituale intrapreso dal disco stesso. Ancora inquietudine nella title track, posta a congedo di questo ottimo lavoro, un pezzo strano, personale, il quale accompagna verso l’uscita da questo mondo immaginario, una uscita verso un qualcosa di non ben definito, non chiaro, sicuramente non piacevole. Un disco che esplora territori misteriosi, dove il panorama che si presenta alla vista è costellato da notti che oscurano le emozioni umane, con un cielo stellato che rappresenta l’immensità della psiche, con nuvole dalle forme assurde che assumono il ruolo di sogni, mentre nell’aria si respira l’incubo, la paura, la pazzia, l’orrore, l’oppressione. La vita stessa.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10