(Club Inferno Ent.) Un arcano e dominante senso di nichilismo percorre le note di “In Viva Morte Morta Vita Vivo”. Le chitarre di Vito Burini, anche basso, sono fragorose e tinteggiano di toni depressive il black metal inscenato con Ivan Bonomi, cantante e tastierista. I due provengono da passate esperienze con Fosch, Winter of Soul e altre formazioni. Adesso c’è il bisogno di un nuovo spazio musicale, dopo avere affrontato molteplici correnti del metal estremo. Uno spazio malinconico e profondamente riflessivo, anche se il sound è granitico. Il ricordo di Burzum dei primi periodi, i Darkthrone, alcune linee melodiche laceranti e struggenti come nella migliore tradizione dei Drudkh, assumono un carattere decisamente più netto, evoluto e trascinante. “In Viva Morte Morta Vita Vivo” diventa una profonda riflessione sull’essere e la propria coscienza. Le cinque composizioni si assestano sui nove minuti di media, nelle quali prevale l’uso dei low e mid tempo, oltre ovviamente a scatti e impeti tempestosi, che rendono ancora più umorale l’album. Il sound è forte, black, non manca di una poetica ben definita. “Nenia” e “Spiragli d’Ombra” pur nelle proprie identità, in low tempo la prima, un torrente di blast beat la seconda, arrivano entrambe a comunicare gli stessi tormenti. “Vertigini” arriva a circa dieci minuti e con “Quello che Resta” presentano entrambe una ricca struttura di situazioni, cambi d’atmosfera e melodie. La batteria è di Daniele Gotti dei Methedras e la scelta di avvalersi di un batterista, al posto del canonico uso di software o drum machine è senz’altro da apprezzare. Il suono è più amalgamato, più completo e, aspetto non banale, vero.

(Alberto vitale) voto: 7,5/10