(Heavy Psych Sounds / Subsound Records) Lo scorso anno elementi di Elli De Mon, The Great Northern X, Collars e The Black Heart Procession, hanno unito le forze in Litania. Questa nascente band suona un magistrale doom con influenze determinate da strumenti tipici, come il sitar e l’harmonium per esempio. Caratterizzati dalla imperiosa, soave ed evocativa voce di Elisa De Munari (la qualle suona anche i due strumenti summenzionati e la dilruba), i Litania evocano un senso di misticismo tra le melodie avvolgenti dei loro pezzi. Pur con una base canonica, chitarra, basso e batteria, robusta, tonica, la band esegue dei pezzi che prima di tutto offrono un’andatura spesso ipnotica, attorno alla quale aleggia appunto questo senso di tradizione, antichità e celebrazione di culture antiche, in particolare quella indiana. Nonostante questo quadro, i Litania offrono anche momenti di rottura, come “Ghunghru”, composizione ritmata e dalle fattezze un po’ space rock, con la voce che arriva come da un’emissione radio. L’uso del sitar offre spesso il fianco a venti indù, i quali trovano sponda anche nelle linee vocali della De Munari che infonde un certo esotismo e tradizionalismo nelle linee vocali. Lungo il corso di “Litania”, emergono dunque composizioni nettamente doom nella loro struttura definita da basso-batteria-chitarra, altre con un senso ritualistico e psichedelico, pur alla fine definendo una generale identità che sa tenere insieme queste anime. Un lavoro spirituale, accattivante, probabilmente una buona base di partenza per, si spera, nuove opere ancora più avvincenti.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10