(Selfmadegod) Rogga Johansson (Megascavenger, Paganizer e tantissimi altri progetti) e Lasse Pyykkö (Hooded Menace) giocano a fare i Ministry. Chitarra e basso il primo, voce, chitarra e programmi il secondo, danno vita a un progetto affatto originale, devoto all’indstrial degli anni ’80 e ’90, con occhio a Nailbomb (“Epitome”), Godflesh (“Controller Breeder”), Ministry (“Endtimer” e non solo), ma anche qualcosa degli Slayer odierni (“Cold Rising” e non solo). I due autori hanno sentito il bisogno di cimentarsi con il lato industrial del metal e francamente Rogga e Lasse sono riusciti a creare qualcosa che fosse ampiamente parte del genere. I cinque pezzi sono ossessivi, martellanti, violenti, contaminati da riff tossici. Sono pezzi pieni di sampler, voci, cose… Tutto è rispettato, come un copione. Canzoni che sanno attecchire nella testa dell’ascoltatore, ma è pur vero che troppi aspetti riportano alla mente le band succitate e magari viene poi il bisogno andarsi ad ascoltare gli originali. Resta forse solo la voglia di sentire il ‘signore dell’old swedish death metal’, cioè Rogga Johansson, all’opera con riff lontani dai suoi soliti standard, a noi noti grazie alle sue molteplici pubblicazioni annuali. In questo 2017 è almeno a quota sei Johansson, tra cui un album solista. Tuttavia Rogga pare abbia iniziato il proprio percorso musicale, nella metà degli anni ’90, proprio da una band industrial, i Terminal Grip. Anche Lasse si è cimentato con l’industrial, nei Phlegethon.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10