(autoproduzione) Esordiscono nel 2012 i Locus Animæ e ad oggi sono un’espressione interessante del metal che gira in Italia. La band racconta in italiano storie legate al mondo delle fiabe. Una visione onirica e trasfigurata della vita e della realtà. L’uso di due voci, femminile e maschile, con la prima che segue linee melodiche stile pop gioca un contrasto formidabile con la musica. Il comparto vocale della band necessita comunque un approfondimento. Con Vera Clinco, la signora al microfono, ecco dunque Gregory Sobrio, il lato maschile che canta sia in clean che in growl e la sua prestazione contrabilancia quella di Vera e integrandosi con il taglio metal dei pezzi. C’è anche lo scream, distribuito con cura da Nicolò Paracchini, bassista. Sei sono i Locus Animæ, con Brian Cara chitarra ritmica, Emmanuele Iacono alla solista e Norman Ceriotti, batteria. Compaiono nei pezzi anche degli ospiti: una violinsta, due flautisti e uno al pianoforte. Il metal della band è un qualcosa di moderno, con capovolgimenti di passo, per un album che fondamentalmente è sempre accelerato, spedito pur con le sue fasi più calme e a tratti intimiste. Vera Clinco con le sue storie, sentimenti, emozioni, crea un flusso narrativo incalzante che si avvale delle linee vocali di Sobrio, mentre il tappeto musicale spazia tra momenti gothic, melodic e doom stile anni ’90 ma in un’orbita di suoni moderni, puliti. In fatto di narrazione i contrappunti vocali in growl di Gregory Sobrio, come già indicato, sono un controbilanciamento al flusso melodico della controparte femminile, e cementificano la robustezza del metal che avvolge le voci. “Buio” pur cantato in italiano risulta struggente ma non sempre semplice da interpretare perché c’è un miscuglio tra fasi oniriche, ricordi, salti temporali nei quali è protagonista una ragazza. “Buio” è una storia con un groviglio di sentimenti in una colonna sonora.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10