(Electric Valley Records) Troviamo stoner, fuzz, rock, punk, anni ’70 ed un’altra manciata di sonorità sporche, vintage e veramente taglienti in questi… ‘altri racconti’! La band sarda è al secondo album e l’etichetta può anche togliere dal catalogo qualsivoglia formato che non sia rigorosamente il vinile… meglio se un po’ consumato, polveroso, con quei solchi logori che iniettano ulteriori fruscii vari nella gamma sonora. Riff ultra classici con spunti moderni, un suono senza tempo, musica incompatibile con un vivere sano ed equilibrato, musica non abbinabile ad uno stile di vita privo di alcol, droga, sigarette e notti insonni. Oscura e circondata da una elettronica analogica la opener “White Vulture”, pezzo che evolve con incedere suggestivo, sensuale… tanto per ricordare a tutti cosa significa musica in linea con gente come Sam Gopal. Molte vibrazioni ed una intelligente ignoranza… una botta pazzesca ed un frustata violenta con “Stupid Boy”, mentre aleggia un Chris Isaak strafatto sulle note della bellissima “Sunny Cola”. Dopo tanti anni gli Hawkwind avranno pur insegnato qualcosa a qualcuno… e con “Last Cry” diventa chiaro che questi quattro artisti fuori epoca sono tra i migliori alunni di professor Brock! Pesante, doomy, ma anche psichedelica “Mephisto Rising”, meraviglioso quel sound da strumenti vintage catturato con apparecchiature analogiche nell’umidità di un lurido seminterrato che emerge dalla frizzante “Black Lips”. Provocante e deviata “Animal House”, deliziosamente immateriale “Superfast”, prima della conclusiva “Death Valley”, divisa in due parti nelle quali la band mescola con geniale spirito un po’ tutte le proprie ispirazioni, nessuna delle quali vagamente associabile ad epoche moderne. Suoni lussuriosi, chitarra lurida, voce eterea, divisione ritmica pulsante e depravata. Un salto indietro nel tempo… e a lato oltre qualche altra caleidoscopica dimensione onirica parallela. Un album che esige volume, che esige sballo, che ipnotizza, stordisce… e cattura! Ah, esce in digitale (ormai è destino), ma poi apparentemente solo in vinile, di vari colori, un pezzo da esibire sullo scaffale con altre centinaia di vinili, un istantaneo pezzo da collezione… perché -diciamocelo- nessuno ti invita a casa sua per mostrarti una collezione di musica digitale!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10