coplord(Dominus Records) Gli australiani Lord sono la nuova incarnazione dei Dungeon, una band che conosco molto bene perché, nello scorso decennio, pubblicò diversi dischi di power energico e melodico (stile Gamma Ray, per capirci) presso la Limb Records. Questo ultimo progetto, che si raccoglie ancora presso il cantante e chitarrista Lord Tim, è in realtà attivo già da diversi anni, ma è la prima volta che ne sento parlare: in ogni caso direi che il sound si è aggiornato alle tonalità di questa nuova decade, ma senza discostarsi troppo dal vecchio approccio, per cui “Digital Lies” ha le sue carte da giocare. “Betrayal blind” è quindi subito un power con qualche accenno prog in doppia cassa a elicottero, con ritornello ipermelodico e un gran lavoro da protagonista di Lord Tim alla chitarra. Anche la titletrack sembra puntare molto sul refrain, mentre “Walk away” ha un approccio più maturo, vagamente hard rock in alcuni passaggi. Più di otto minuti di sviluppo per “The last Encore”, brano dove le chitarre di Lord Tim si fanno in qualche passaggio molto epiche, mentre in altri rimontano all’antica tradizione speed. Cambio di spartito con “The Chalkboard Prophet”, che mescola umori priestiani a qualche spunto estremo nelle vocals e nella batteria (il power degli ultimi tre o quattro anni sembra proprio non poter fare a meno di trovate di questo genere…). Con “Battle of Venarium”, con ogni probabilità legata al ciclo di Conan (non ho a disposizione i testi), i Lord lasciano emergere una inaspettata vena epica: non voglio dire che siamo dalle parti dei Serenity o dei Thy Majestie, ma quasi… e personalmente trovo che sia questo, l’ultimo pezzo in scaletta prima delle due bonustracks, a meritarsi la palma della vittoria. Ad ascolto concluso devo dirmi sinceramente soddisfatto di “Digital Lies”, un album che consiglio quantomeno ai collezionisti di genere. La cover è di un Felipe Machado che, per una volta, sembra non essere particolarmente ispirato.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10