COVER(Autoproduzione) “Golem” era il primo album, “Revelations” questo secondo full length. I lombardi Loud Nine hanno qualcosa di magico nella loro genetica musicale. La band nacque con istinti stoner (la canzone “Carson” lo lascia capire), oggi la delfinerei sull’alternative rock, anche se molto spesso il sound è robusto, smaltato comunque da melodie immediate e di buona fattura. “Faith” e le sue iniziali percussioni aprono un’atmosfera inesplorata e che pian piano svela la sua essenza rock, da suadente a ruvido come una metamorfosi verso il grunge. Qualcosa di simile avviene anche in “Zeta”, con i suoi toni alla Led Zeppelin del periodo più maturo e “Piranha”, la quale però è una canzone che dopo la sua fase quieta si arrampica su percorsi neo-punk/grunge. “Masterpiece” mi ha ricordato i Metallica del Black Album, ma attenzione, i Loud Nine sono se stessi. Lo sono perché Morgan Bizzozero ha un timbro vocale proprio e adatto alle sfumature che i pezzi si concedono, la sua chitarra insieme a quella di Valerio Bianchi costruiscono un riffing che sa essere docile, armonioso, grintoso, di sicuro vivace e volitivo. Per quanto concerne l’accoppiata ritmica, ovvero Francesco Ruggiero alla batteria e Davide Ratti al basso, le movenze sono quelle giuste. Un sound “tenero”, perché al di là delle distorsioni con quel timbro cupo ma grintoso e pieno (usano delle Gibson?) le note giungono ben armonizzate, messaggere di melodie o linee ben solide. Appunto una sorta di magia, come si ipotizzava in apertura. “Reveletions” è quel genere di album che riesce a racchiudere tendenze stoner, southern, rock, grunge, punk e hard rock. Scritto così potrebbe far pensare ad un minestrone e a dei Loud Nine senza troppe caratteristiche personali. Non è così. Ne hanno di personalità, oltre ad essere autori di un sound ben calibrato

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10