(Punishment 18 Records) Ci sono voluti ben sei anni per giungere al nuovo lavoro, dopo l’ottimo precedente “Hundred Light Years” (recensione qui), per gli italiani Lunarsea. Ma l’attesa è sempre stimolante quando si è davanti ad una band complessa, contorta, estremamente tecnica e dallo stile capace di spaziare tra il metal estremo di matrice nordica ed il prog/metal che trova radici anche tra nomi quali Stratovarius, Eldritch o Symphony X. Un album elaborato, curato nei minimi dettagli, con vari guests per cori, synth e tastiere (tra questi Emanuele Casali dei DGM), il quale vira spesso su sonorità pesanti, con il poderoso growl del singer, sempre capace di esibirsi nelle doppie linee vocali, offrendo un clean vagamente etereo e marcatamente passionale. Il risultato è un incrocio tra death melodico e progressive pesante, una unione che origina un album di oltre cinquanta minuti che continua a sorprendere, a rivelare dettagli che si celano nei riff, nella melodia, nei lick di chitarra, nella ritmica, negli arrangiamenti o nei repentini cambi tematici. Immensa “In Expectance”. Suggerimenti power metal che si evolvono verso death metal e metal moderno con “Helical Stalemate”. Virtuosismi su “Aqueducts”, gusto marziale pregno di dannazione con “Humanoid, Mannequinn, Androgyne”, immensamente stimolante “Mi Suthina”. “Earthling/Terrestre” è maestoso e crudele, sublime e diabolico, suggestivo e dannatamente pesante. Dopo il precedente lavoro, un punto di arrivo ed il punto per una nuova irrefrenabile partenza!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10