(Avantgarde Music) Mi piace questa visione ad ampio spettro dell’italiana Avantgarde. Solitamente più devota alle arti estreme, l’etichetta adora ripubblicare perle uniche e, nel farlo, quasi sempre punta al sensuale vinile; con i Lycia siamo lontani dalla musica estrema, in un pianeta completamente diverso da quello dove gravitano le bands tipiche di questo roster, ovvero appartenenti alla vasta galassia del black, ma pure in questo caso, “A Day In The Stark Corner” trova finalmente la magia del giradischi, quasi trenta anni dopo la release originale curata da Projekt Records. I Lycia sono una band americana, tutt’ora attiva, che è entrata nella leggenda, assumendo la dimensione di culto pionieristico per quanto riguarda il dark wave e, in particolare, l’ethereal wave. “A Day In The Stark Corner”, nel 1993, fu un album importante, essenziale, maledettamente oscuro. Mike VanPortfleet, fondatore e mastermind dei Lycia ricorda che il disco nacque in momenti difficili, confermando che i dischi più oscuri nascono da momenti particolarmente oscuri: l’artista era dentro un pericoloso turbinio di abusi di sostanze tossiche e ciascuna sessione di registrazione sembrava essere l’ultima per l’ultimo e definitivo disco della band. C’era pure concept che ruotava nell’orbita dell’idea: qualcosa che girava attorno figure sconfitte, deserti, violenti temporali e totale isolamento…. ma tutto si perse in qualche modo, a causa delle condizioni mentali di Mike, portando “…Stark Corner” ad essere il capitolo che chiudeva il percorso iniziato negli anni ’80 e, allo stesso tempo, che marcava la rinascita, quella che sarebbe poi arrivata con il successivo “The Burning Circle and Then Dust” del 1995. I Lycia aprirono anche per i Type O Negative e lo stesso Peter Steele, sul numero 1 del magazine MK Ultra nel 1995 dichiarò: “Dovreste conoscere i Lycia. È musica dark e goth ambient. L’ultimo album si chiama ‘A Day in the Stark Corner’. Vorrei che il nostro prossimo album suonasse come questo. È la cosa più deprimente che abbia mai sentito in vita mia. Se lo suono la mattina quando mi alzo… rimango inutile per il resto della giornata. Mi fa venire voglia di uccidermi. Mi fa pensare al perché mi preoccupo di vestirmi quando posso semplicemente tagliarmi i polsi. Quei semplici beats ipnotici. Tutto è affogato nel riverbero, eppure le emozioni arrivano così forti e chiare. È semplicemente bello in maniera destabilizzante, tanto bello quanto devastante. È così che voglio andare avanti.”. La reissue altro non fa che riproporre con prepotenza quei suoni che si inseguono, tutti apparentemente simili, tutti profondamente diversi, sempre capaci di scolpire l’etere con diverse forme di oscuri stati d’animo.

(Luca Zakk) Voto: 9/10