copMAGICKINGDOM(AFM Records) Delle due principali creature dell’axe man Dushan Petrossi -lo confesso- ho sempre preferito gli Iron Mask. Questo è già un complimento, considerando che sono entrambe creature della stessa persona la quale -anche se spesso non riconosciuto- ha un talento creativo immenso tale da mantenere le due identità separate, distinte… creando due filoni di fans. Il quarto album dei Magic Kingdom, però, demolisce le divisioni e regala molte sorprese. Per cominciare al microfono c’è Christian Palin, il singer Uruguayano già noto con gli Adagio e Random Eyes. Poi ci sono due interessanti fattori; il primo è una maturazione artistica di Dushan, il quale ora non può più essere definito “un imitatore di Malmsteen”. Certo, parliamo di virtuoso, parliamo di metal e power… quindi qualche somiglianza è impossibile da negare, ma in qualche modo noto che lo stile un po’ barocco, pieno di arpeggi veloci di Dushan sta assumendo dei connotati più orientati alla band, piuttosto che al solista. E si tratta di band dannatamente metal! In un certo senso con “Savage Requiem” inaugura una lenta convergenza tra i due progetti di Dushan, tanto che quello che non ho sentito sull’ultimo Iron Mask (“Fifth Son of Winterdoom”), rispetto al meraviglioso antecedente (“Black As Death”) lo sto sentendo qui, durante l’ennesimo piacevolissimo ascolto. I fans di Petrossi, di qualsiasi versante, non rimarranno assolutamente delusi. Anzi. La vera differenza è che questo disco non si misura in quantità di assoli proposti o in somiglianze (o meno, a seconda dello schieramento) con l’illustre collega svedese. “Savage Requiem” è un album power metal neoclassico estremamente tosto, superbamente composto, ricco di idee arrangiate con intelligenza, con una band poderosa ed un cantante che sembra essere nato proprio per fare la musica di Dushan, confermando l’ottima capacità strategica di quest’ultimo relativamente allo sovare i front men giusti per le sue composizioni. Ma l’album, nell’insieme, com’é? Ci ho messo un po’ a trovare una risposta chiara, un termine di paragone; i diversi ascolti mi hanno ispirato, ho percepito cose piacevoli le quali riportano alla mia memoria i vecchi Helloween (i primi anni con Kiske) e gli Stratovarius (quelli veri, con i due Timo). Stiamo parlando di un bagaglio di musica che ha segnato la mia esistenza, che ha riempito in maniera permanente la mia cultura musicale! E quelle atmosfere, quegli arrangiamenti, quelle strutture dei riff le trovo tutte dentro “Savage Requiem” oggi, anno 2015: un maledettissimo tributo al power metal, quello melodico, tecnico, sinfonico, barocco, virtuoso. Un tributo fantastico, capace di ridare voce ad un genere altrimenti un po’ decaduto ed abusato (io infatti a stento mi emoziono ancora ascoltando release attuali appartenenti a questo genere), passando per una intensificazione del “progetto secondario” di Dushan, la quale colloca di fatto i Magic Kingdom ad un livello importante, di spicco, lontano dal concetto “part time”: cosa confermata dal fatto che il disco esce per AFM. Le dieci canzoni sono avvincenti. Dopo l’intro che porta l’immaginazione tra cavalieri, castelli, draghi, eroi e principesse è “Guardian Angels” ad instaurare l’atmosfera. Scorrevole, potente, impostata su riff coinvolgenti è sostanzialmente la traccia di riscaldamento per le velocissime dita di Dushan, per la potente ugola di Christian. “Rivals Forever” è la perfetta canzone power: epica, gloriosa, vagamente vintage, godibile, supportata da ottime tastiere ed una validissima sessione di assoli. Ma è “Full Moon Sacrifice” che scaraventa il disco a livelli più alti: un pezzo maledettamente trionfale, glorioso, arrangiato superbamente… e reso avvincente non tanto dalla performance (stupenda) di Dushan, ma dal cantato favoloso di Christian! Voce graffiante, arrabbiata, oscura anche negli acuti… un’oscurità che avvolge tutto il pezzo in maniera fantastica (il suo range vocale è impressionante, sul disco arriva al growl!). “Ship Of Ghosts” esalta il power ultra tecnico, con l’assolo che saluta Ludwig van Beethoven per poi scatenarsi in maniera avvincente e ricercata. La title track è magnetica: impossibile dimenticarla! Gli arrangiamenti sono sublimi, il riffing è poderoso, le tastiere immense… mentre è la melodia vocale la componente ipnoitica, con l’interpretazione perfetta del vocalist. Una introduzione esotica scatena la forza di “Four Demon Kings Of Shadowlands”: il power si affaccia al prog, gli arrangiamenti assumono una immagine scenica e la sezione del ritornello è pura gloria, assoluta leggenda. Intensa e ricercata, possente e pulsante “Dragon Princess” mentre la conclusiva “Battlefield Magic” è un isterismo ultra tecnico veramente impattante, diretto e ben riuscito. Prendete il power metal, quello vero, che ha fatto storia. Aggiungete tecnica. Molta tecnica. Una buona dose di virtuosismo, un gusto melodico immenso, una ottima gestione degli arrangiamenti ai fini del risultato complessivo. Otterrete “Savage Requiem”. Ed ancora una volta il Sig. Petrossi vi accompagnerà nel suo mondo fantastico, attraverso battaglie epiche ed avventure fiabesche. Un regno magico costruito con musica sincera, vera, piena di passione, ricca di stile e creatività. Il tutto attorno al virtuosismi di un artista dal talento indiscutibile!

(Luca Zakk) Voto: 9/10