(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Totale libertà artistica per i francesi Maïeutiste. Lo avevano dimostrato con il debutto omonimo (recensione qui) e lo confermano, anzi lo esaltano, con la seconda opera la quale giunge a ben quattro anni dalla precedente. Nonostante non manchino brani molto più lunghi di quelli del primo disco (qui ce ne sono due che s’aggirano attorno al quarto d’ora!), la durata totale dell’opera è minore, rendendo più fruibile l’ascolto, mantenendo l’ascoltatore su un filo conduttore anche se le varianti e la complessità musicale trascinano sempre attraverso un labirinto musicale molto affascinante. Ricca di dettagli, di virtuosismi, ma comunque radicata in un suggestivo black meta, la opener “Veritas – I”: sfuriate ossessive, mid tempo dal sapore epico, cori che si alternano meravigliosamente ad un growl particolarmente tagliente. Influenze death, ma anche progressive e fusion in apertura di “Infinitus”: ma è solo un accenno, una minaccia… perché poi questo brano rivela veramente la fantasia creativa del gruppo, la quale è molto maturata, si è evoluta, dando vita a progressioni musicali che non sono solo sorprendenti e tecniche, ma anche deliziosamente attraenti e sensuali: ascoltando il brano ci si trova accompagnati nei frequenti e drammatici cambi di scena, senza quasi percepire il passaggio, per poi trovare consapevolezza solo a progressione avvenuta; il brano passa dal death (che ricorda i vecchi Opeth) ad un rock dark ed atmosferico, il tutto con un drumming sfocia spesso nei paraggi del jazz. Tuonante e travolgente “Universum”: i cambi di percorso qui sono ancor più nascosti, ed il brano risulta fluido anche se incredibilmente complesso, con chitarre assolutamente di spicco. I due capitoli finali, i due brani più imponenti, sono un percorso allettante, stimolante, dentro il quale perdersi, abbandonarsi, lasciarsi completamente andare; “Vocat” è un brano principalmente lento e riflessivo, anche se non mancano sfuriate di pregiato ed evocativo black metal, mentre la conclusiva “Veritas II”, nei suoi quattordici minuti abbondanti, include black furioso, tecnico, epico… ma anche arpeggi cristallini e ricchi di speranza. Ma si tratta di un brano ingannevole: prima della fine del quarto minuto è la natura o meglio è il vento a prendere in controllo per poi lasciare il brano in assoluto silenzio per circa sette minuti… un silenzio riflessivo che va oltre il concetto dell’inserimento della traccia fantasma, la quale, comunque emerge nell’ultimo minuto e mezzo con atmosfere tra il sacro e il profano, cori femminili, violini, distorsioni e dissonanze ricche di passione, di sogno ma anche di isterismo sfrenato. Album contorto che evolve le idee del precedente, anche per una leggera variazione delle menti creative: il precedente disco era opera di del vocalist Eheuje e del chitarrista Keithan, mentre questo è stato creato da Keithan ed il bassista Tmdjn. Differenti punti di vista dentro un unico contesto artistico e musicalmente teatrale. Un’altra sorpresa, un altro colpo di scena da parte di una band molto strana, ma creativamente sempre un passo in avanti.

(Luca Zakk) Voto: 9/10