(Southern Hell Records / Nero Corvino / Zero Produzioni) È inquietante il nuovo lavoro degli italiani Malauriu. Lo è sicuramente la opener “Morto Era L’oro”, oltre dieci minuti di suoni, ritmi, dettagli musicali… un filtro immediato per un ascoltatore non assetato di tenebre, in quanto è solo il primo dei quattro atto di questa release pregna di suprema malvagità. Recitazione, narrazione, in Italiano, parole che compongono il concept alla base di queste quattro espressioni artistiche, ovvero l’arte divinatoria che evoca il defunto attraverso lo specchio… un rituale che nei testi dei brani viene descritto in forma misteriosamente poetica, attraverso le sue fasi, dalla purificazione del corpo all’assenza dello stesso, in una cieca e quasi furiosa guerra contro la conoscenza, la saggezza, il pensiero, verso un totale abbandono, una nuova libertà, abbracciando la visione, il misticismo, il prodigio. Un’esperienza sonora travolgente. Parole concepite come armi (‘…E dai tappeti strizzati sgorgava del liquido rosso e dal legno la carne impura.’), come sensazioni (‘…Pendono stracci dalle rovine, scricchiolano le assi. Sotto.’), come condanne (‘…E i pensieri si arrestarono. Prima le risposte, poi le domande. Tutti i miei pensieri, lentamente si arrestarono.’). Ben oltre la musica. Un concetto nuovo e personale della definizione di ‘brano’ o ‘canzone’. Dimenticate riff di apertura, ritornello, break down, assolo o qualsivoglia altro dettaglio vogliate trovare nella musica, anche quella più oscura, violenta o legata ad arti proibite, in quanto qui ci si innalza verso la teatralità più destabilizzante. I Malauriu prendono le grandi idee, specialmente liriche, già presenti all’epoca di “Semper Ad Mortem Cogitantes” (recensione qui), le estrapolano da qualsivoglia legame con la musica o il cantato, reinventano la loro espressività artistica, riscrivendo ogni regola finora nota per la musica estrema, la musica rituale ed il black metal stesso.

(Luca Zakk) Voto: 9/10