(È Un Brutto Posto Dove Vivere) La storia dei Marmo inizia con un demo nel 2015 (QUI recensito) poi un EP (QUI) e prosegue oggi con rinnovate durezza e pesantezza. Il peso specifico del duo si alimenta di roboanti distorsioni, di ritmi duri e solenni, di un groove che tiene insieme questi quattro pezzi che totalizzano oltre ventiquattro minuti di durata. “Lilith” è un crescendo tra noise e sludge, “In My Room” è una progressione, qualcosa che sale e si lancia in una cavalcata dove chitarra e batteria si alleano in strutture si semplici ma poderose. “Madre” definisce la propria portata da un riff iniziale armonioso, di nuovo tanta pesantezza, ma un ritmo ancora più incalzante per quanto Piraz resti legato nei colpi agli schemi degli accordi scanditi da Fritz. Il crescendo finale di “Madre” apre le porte all’inesorabile rullata introduttiva e al riffing più nervoso e caotico dell’EP di “Il Buio”. Il pezzo è strutturato, vive di alti e bassi, di tensione e un ruvido placarsi. Fritz e Piraz si esprimono con i propri strumenti e senza l’ausilio di altro, ma il suono è pieno, vasto, enorme. Lo stile è quello di sempre, anche questa volta molto novantiano, appena un po’ Helmet, ma la scarna, ruvida e ossuta consistenza dei Marmo è unica.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10