(ROAR) Sono passati tre anni da “Planet Metalhead”, album che segnava il ritorno degli olandesi Martyr dopo sei anni di silenzio discografico, mettendo in mostra una band in forma smagliante ed in grado di essere al passo con i tempi e legata alla tradizione del metal classico allo stesso tempo. La formazione di Utrecht si è sempre distinta per l’alta qualità delle sue (esigue) uscite, guadagnandosi il rispetto di formazioni blasonate come Trivium, Flotsam & Jetsam, Saxon e Raven, con le quali hanno condiviso più volte i palchi di Europa e Giappone. Gli anni comunque passano per tutti, e sinceramente ritenevo abbastanza improbabile riuscire a bissare l’exploit di “Planet Metalhead”; ebbene, mi sbagliavo di grosso, perché “Dark Believer” non solo raggiunge il livello dell’illustre predecessore, ma riesce addirittura a surclassarlo! L’entrata in formazione del chitarrista Justin Schut e del batterista Ed Van Wijngaarden, entrambi musicisti di estrazione thrash, sembra aver portato una ventata di energia alle composizioni , mai così aggressive e taglienti nelle parti più serrate, mantenendo comunque ben marcata l’impronta NWOBHM impressa dai fondatori, il chitarrista Rick Bouwman ed il cantante Robert Van Haren, una delle voci più belle e sottovalutate che il nostro amato genere abbia mai offerto, non avendo nulla da invidiare ad artisti come Geoff Tate sia dal punto di vista dell’estensione che dell’espressività. “Darkness Before Dawn” apre le danze con un arpeggio di stampo medioevale, con un cantato a-là Blind Guardian, seguito da cori epici che lasciano subito spazio ad un assalto speed metal che molto deve ai primi Iron Maiden e Raven, il tutto sotto la spinta di un drumming incisivo e potente ed assoli armonizzati decisamente old style. La title track si divide in due parti, una arrembante e serrata, prima dell’improvviso cambio di tempo con un riff doom che sfocia in un finale nuovamente classic metal, durante il quale spicca nuovamente la voce di Van Haren, autentico mattatore anche nella lunga ed “Cemetery Symphony”, ricca di cambi d’atmosfera, tra chitarre acustiche e linee vocali espressive, momenti maggiormente aggressivi ed un’epicità di rara fattura. “Insidious” lacera le carni con le rasoiate di chitarra di palese scuola priestiana, con anche qui la prova del singer da incorniciare. “The Weight Of Words” è nuovamente epica e solenne, quasi sacrale nel suo incedere, mentre la successiva “Venom Scent” ha l’effetto di una scarica di pugni in pieno volto, con chitarre e batteria impetuose ad inizio brano, per poi lanciarsi in partiture thrash spietate ed assoli velocissimi ma tecnicamente egregi. Più che un semplice album musicale, “Dark Believer” è un compendio dettagliato di come si possa suonare metal che più classico non si può, rimanendo comunque freschi ed al passo con i tempi.

(Matteo Piotto) Voto: 9/10