(Seahorse Recordings / Audioglobe) Conosciuto anche per i suoi lavori con Hortus Animae e poi con i Space Mirrors, Martyr Lucifer trova nuovamente spazio per un lavoro solista. Il registro di “Gazing at the Flocks” punta a sonorità gothic e darkwave, accoglienti per le tematiche di criptozoologia trattate nei pezzi. Questi animali sconosciuti, fantastici, ipotizzati o reali che siano sono il tema dominante dell’album, al quale Martyr Lucifer si rivolge con un registro vocale piuttosto nuovo che in passato. Dodici canzoni realizzate con altri musicisti, tra i quali l’ottimo batterista Adrian Erlandsson (ex Paradise Lost, ex Cradle Of Filth e molti altri), per un’opera eterogenea e con momenti di grazia, certamente come in “Leda and the Swan Pt. 1”, e di oscurità. Atmosfere dark e simili, come i Joy Division ad esempio, con “Benighted & Begotten”, e poi il doppio cantato che vede affiancare a Martyr Lucifer anche la cantante ungherese Leìt. Soluzione che offre un maggiore trasporto alla musica. Chitarre, spesso con un registro alternative rock che al gothic d’ordinanza, synth che creano quelle deliziose atmosfere degli anni dark-wave, oltre al grosso lavoro di rifinitura e supporto di Erlandsson che dona un piglio vivace alla musica. Un album che richiede anche il suo tempo per essere assimilato, forse più per la durata o gli sbalzi di umore nei vari pezzi che per altro. A conti fatti però questa sorta di concept dalle tinte pastello e ombrose è forse la cosa migliore che Martyr Lucifer ha realizzato fino ad oggi come solista.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10