(Darkness Shall Rise) Fenriz dei Darkthrone ha affermato che i Master’s Hammer possono essere considerati la prima band della seconda ondata di black metal (fonte: libro ‘Black Metal Evolution of the Cult’ di Dayal Patterson). Tuonano dalla Repubblica Ceca, anzi Cecoslovacchia, se consideriamo che sono in giro dal 1987, e sono rispettati universalmente per ciò che hanno saputo fare e creare, pur essendo nati dall’altra parte di quella cortina di ferro che ha diviso l’Europa fino agli inizi degli anni ’90. Sono strani, la voce del fondatore Franta Štorm è quasi banale secondo gli standard del black metal, ed è tutt’altro che ‘black metal’… eppure loro ci sono, ci sono sempre stati, sempre creativi, sempre ai confini di ogni stile e regola, sempre sperimentali, sempre fuori contesto e chi vi scrive si ritiene fortunato di averli visti dal vivo in tutta la loro diabolica schiettezza (foto qui). La loro ricerca dei limiti, non per accarezzarli ma per infrangerli, li conduce ora al nono capitolo, a questo “Maldorör Disco”, forse il loro album più sperimentale e meno ‘black metal’ di sempre. Non ci sono tempi tirati, c’è una valanga di elettronica e non certo quella dei synth di accompagnamento, piuttosto quella della ritmica dance, enfatizzando di brutto quella parola ‘disco’ nel titolo. Voci aggressive e voci sensuali, riff annientati dall’elettronica dance, però in una maniera inusuale, lontana da ciò che ha fatto qualsiasi altra band che si è instradata in questo percorso universalmente definito ‘industrial’. Si capisce subito che i Master’s Hammer sono diversi da chiunque altro con l’opener “Anděl slizu“. Portentosa “Genesis P. Orridge”, elettrizzante “ Take It Or Leave It”, breve, diretta, assurdamente ballabile la title track. Seducente il gioco delle voci su “Bochnatky”, tetra “Beast Within”, completamente deviata “Bicycle Day”, un brano che se fosse dei Rammstein scalerebbe ogni classifica mondiale. Misteriosa “Doppelganger”, pulsante “El Teide”, mentre la conclusiva “Slatina” innalza la componente elettronica invadendo anche territori ambient ed etnici. Album tanto bizzarro quanto irresistibile: diavolo, te lo spari in cuffia e non riesci più a farne a meno! Ovviamente di bizzarro c’è anche l’assurda copertina, un altro capolavoro dell’indubbiamente geniale Franta Štorm. C’è altro? Ah, sì: il nuovo disco è disponibile in CD, in vinile e anche, ovviamente, in cassetta!

(Luca Zakk) Voto: 9/10