(autoproduzione) Lasciamo da parte la musica per un momento. Immaginatevi uno scienziato completamente pazzo, un mix grottesco tra un Dr. Frankenstein, un Albert Einstein strafatto ed una caricatura manga, accompagnato dai suoi inseparabili quanto assurdi collaboratori, ovvero una chitarra parlante (cosa?) ed uno strano vegetale (chi?), imbarcati una specie di nave spaziale… dove per ‘spaziale’ si intende davvero ‘mezzo per viaggi nello spazio’, mentre il termine ‘nave’ è da concepire nel senso stretto del termine, ovvero imbarcazione… di legno… un nave pirata, un crossover malato tra quelle dei pirati dei Caraibi e quella di Capitan Harlock. Su questa bagnarola dell’iperspazio, opportunamente dotata di vele laser e razzi di propulsione, questi improbabili eroi vagano nel cosmo, affrontando di tutto… cercando di tornare in qualche modo a casa, ammesso che esista o che sia mai esistita… anche perché saltellando tra galassie, a destra e a manca, è facile perdersi anche attraverso il tempo o le dimensioni. Ecco, se prendete questa visione assurda, la saturate di colori come nei veri cartoni animati di un tempo e lasciate scorrere le scene tra ambientazioni improbabili ed eventi che vanno oltre la fantascienza più spinta… quale colonna sonora ci mettereste sopra? A questa domanda risponde l’axe man virtuoso Matteo Brigo, il quale divide questa avventura in dieci capitoli strumentali, in un’orgia di shred intergalattici elettrizzati da effetti neo futuristici ed una ritmica dinamica, un groove letale ed una scelta di arrangiamenti che sembrano mettere gli accenti sulle scene… portando alla mente il favoloso supporto sonoro dei cartoni animati antichi, nei quali la musica esaltava la scena in funzione della stessa (inseguimento, stupore, sorpresa ecc). Per ottenere questo, Matteo si lascia andare, rivelandosi anche spassoso con quelle divagazioni che vagano dal mondo dello ska e del reggae viaggiando impetuose con noncuranza verso fraseggi che ricordano grandi chitarristi quali Marty Friedman, Joe Satriani, Steve Vai e pure Eddie Van Halen! Trascinante la title track “Space Pirate (There’s a New Captain in the Galaxy)”, divertentissima “Three-Headed Monkey (Look Behind you)”, traccia nella quale l’universo dei cartoni devia con intelligenza verso teorie polka, evoluzioni rock e scenografie squilibrate le quali continuano a ridipingere con tonalità diverse la geniale melodia di base. “On Stranger Tides (Where No Man Has Gone Before)” è più oscura ma anche capace di guardare lontano. Decisamente heavy “Release The Kraken (Day Of The Tentacle)”, mentre si viaggia verso un prog che ricorda bands quali i Dream Theater su “The Technodrome (Carrot Power)”. Lo strampalato capitano di questo vascello deve aver acceso un computer quantico carente di potenza di calcolo nel momento in cui esplode “Grog (Root Beer And Papapishu)”, mentre i razzi devono spingere alla massima potenza, in un folle zig zag tra gli asteroidi con “All Aboard (Ludicrous Speed)”. Tecnica contorta e aperture eccitanti su “Big Whoop (X Marks The Spot)”, provocante “Enchantment Under The Sea (The Fate Of Atlantis)”, prima dell’epilogo marcato da “To Infinity And Beyond (When Are We Now?)” la quale rivela uno scenario malinconico, pungente, digitalmente tetro ed immensamente musicale. Con due compagni estremamente validi (Luca Serasin al basso e Alessandro Arcolin alla batteria), una produzione poderosa (galattica?), un senso di avvolgimento del suono travolgente, con fraseggi di chitarra ed inserti di altri strumenti che penetrano nel cervello, Matteo Brigo -dopo i precedenti due album (qui e qui)- ha superato se stesso, unendo la sua passione per la musica, per i cartoni animati e per una dimensione culturale trasversale deliziosamente radicata negli anni ’80.

(Luca Zakk) Voto: 10/10