(Sepulchral Productions) Strana entità dal tetro Québec. I Mêlée des Aurores sono infatti apparsi sulla scena quasi quindici anni or sono, con il debutto intitolato “Errances”. Da allora solo uno split, ormai vecchio di dieci anni, poi il silenzio fino a questo nuovo impattante e destabilizzante lavoro. Gente poco impegnata? Direi di no, visto che i tre che compongono la line up sono solitamente molto impegnati con diversi altri progetti, tra questi Cantique Lépreux (cosa che vale per tutti i tre), Au-delà des Ruines, Délétère (freschi di release) o Chasse-Galerie. Ma Mêlée des Aurores non è il normale progetto black metal nel quale l’artista riversa ogni sorta di rabbia e odio, in quanto l’impostazione estremamente dissonante, imprevedibile, caotica ed apparentemente confusa porta ad un livello sonoro molto avanzato, non digeribile da uditi normali… ma assolutamente stimolante per chi sa ricercare, scavare… per chi sa esigere e voler andare molto oltre, quasi in una dimensione post jazz del black metal. Infatti, il sound che emerge da questi cinque lunghi brani è puro caos, puro annientamento… un fonte di rumore (si badi bene, non parlo di ‘noise’, ma proprio di rumore!), di baccano quasi impossibile da concepire… se non fosse per quei dissonanti strati che sconvolgono ulteriormente, come conferma la micidiale “Soleil des Méduses”, capace di ospitare un pianoforte deviato su un tappeto sonoro nel quale è quasi impossibile distinguere gli strumenti, mentre una voce infernale violenta l’etere con avidità ed irruenza. “Ignitus” è puro trambusto post-avant-garde, mentre “Aube Cannibale” riesce a rendere possibile ogni concetto sonoro apparentemente impossibile. Brani come “L’éternel Retour”, poi, riescono a proporre uno spunto quasi epico, sempre rimanendo legati a inferi sulfurei e a progressioni sonore volutamente inospitali. “Aube Cannibale” è la negazione della melodia. L’anti-commerciale per definizione. Nessun brano è remotamente catchy, ed è pure difficile inerpicarsi tra i ripidi labirinti non solo dell’intero disco, ma anche di ogni singolo brano. Ed è per queste imprevedibili ragioni che siamo davanti ad un autentico capolavoro fruibile solo da pochi dannati eletti.

(Luca Zakk) Voto: 9/10