copMemnonSa(Pyramide Noire) E’ stupefacente perdersi nelle emozioni, nelle sensazioni, nelle fantasie che l’esplorazione di una cittadella, di una rocca antica, può offrire. Se poi ci aggiungiamo il mistero, l’oscurità e le divinità dimenticate allora tutte assieme quelle emozioni assumono un colore più oscuro, diventano quello del brivido che corre lungo la schiena, che genera inquietudine, ansia. E per queste sensazioni uno dei generi più indovinati è senza dubbio il psico drone, sonorità che Memnon Sa, one man project inglese, intensifica con un qualcosa di remotamente tribale, profondamente naturale, vagamente folk, totalmente ispirato all’antichità, agli aspetti più bui e profondi dell’antichità. Sette intense tracce, che sono una sola opera musicale divisa in capitoli, nelle quali abbandonarsi profondamente, senza riserva, senza indecisioni, senza timidezze. Ipnotica “Megalith”: il folk, il rumore dell’acqua, il drone, il trionfo, la follia. Stupenda “Heca Emem Ra”, con i suoi suoni reali, la su atmosfera tribale e fumosa. Bellissima la musica straziata dal vento su “Eshkigal”. La conclusiva “Kali Yuga” riassume “Citadel” con quasi undici minuti di esperienza ai limiti del tempo, della vita, della luce. Un album fatto con genialità e scelta accurata degli strumenti dove l’artista, Misha Hering, sa prendere per mano l’ascoltatore, condurlo in un viaggio fantastico, toccando fisicamente le sensazioni, fino ad un ritorno, ad un riemergere nella realtà dei nostri giorni dove tutto sembrerà diverso, tutto sarà esposto e visto da prospettive diverse.

(Luca Zakk) Voto: 8/10