(Blood Fire Death) Il primo album dei Metator non è propriamente tale, più che altro è un abominio indicibile innominabile! Una follia senza fine ha rapito i catalani, spingendoli a riversare una colata di odio prodotta dalla fusione di black e brutal death metal, nonché grindcore. Nei tredici pezzi si assiste a delle scariche di cose travolgenti. Riff frenetici e assassini sembrano vagare come ossessi tra scatti di natura brutal death metal, a sequenze improvvisamente veloci e oscure che per quanto possano sembrare black metal, arrivano poi a esplodere in irruente, tossiche e apocalittiche impennate grindcore. Difficile capire il vero punto di fusione tra questi stili, perché è un elemento estremamente instabile. Una solida valanga di cose che lascia poco spazio e respiro, con i catalani che riescono a raggiungere un senso a questa esplosione di estremismo. Death, black metal e grindcore quanto improvvisazioni di ogni tipo, compresa una cover dei Motörhead, il classico “Bomber”, che non sono né di stampo tecnico né prog eppure sono talmente eccentriche queste scelte, come per “The Unexpected Beauty of Deformity”, che portano i Metator a essere anche un qualcosa di altro rispetto all’estremismo fine a se stesso. Poco più di quaranta minuti per stendere a tappeto l’ascoltatore, saturandolo di una serie di peripezie sonore che gli cavano ogni goccia di sangue dalle vene. L’album ha visto la luce come un autoproduzione nel marzo del 2019.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10