(LMP Records) Sono una band particolare, i Minotaurus: il loro sound heavy/folk è davvero unico, per quel che ne so, un mix che non è né troppo vichingo né particolarmente potente, ma quasi sempre convince per la sua originalità. Tuttavia, rispetto a “Insolubilis” mi sembra che i nostri abbiano fatto un passo indietro, complici anche i cambiamenti di lineup: “Victims of the Underworld” non brilla nel songwriting pur mantenendosi su un discreto livello. Subito la titletrack, heavy/folk serrato e ritmico; “Born from Roots” crea contrasto fra le voci maschile (Oliver Klump) e femminile (Clarissa Hobeck), generando un refrain stentoreo e impostato, mentre “Barker’s Revenge” è una accorata power ballad dove finalmente esplode la melodia. Chitarroni da metallo classico per la quadrata “Witches Dancing”; “Wrought Iron” ha dei saliscendi dal vago flavour progressive, mentre “Raven’s Fate” ha un certo afflato epico grazie alle solenni melodie vocali, giungendo dalle parti dei Fairyland. Si conclude con la più grintosa “Never surrender”, dall’indovinato e positivo refrain. Nulla di sbagliato, ma neanche nulla di eccezionale in questo sesto disco dei tedeschi, che hanno appena festeggiato i 25 anni di carriera.

(René Urkus) Voto: 6,5/10