(Massacre Records) Il black metal molto personale degli olandesi Misanthropia arriva la quarto capitolo. Molto personale perché la band crea qualcosa che si colloca in mezzo ad un incrocio di molte strade, dando vita a qualcosa di appetibile, non estremamente incisivo ma comunque avvincente ed attraente. Su quell’incrocio di strade, c’è la via del black metal, con i suoi riff, i suoi blast beats, la sua doppia cassa, poi c’è la strada della variante symphonic, c’è una il sentiero dedicato al metal classico, grazie alla quale emergono anche assoli tutt’altro che scontati o riempitivi… ed infine c’è la teatralità e l’impostazione sonora di pietre miliari quali King Diamond e Mercyful Fate (non a caso ancora una volta Mike Wead ha a che fare con registrazioni e produzione). La vera componente personale è rappresentata dai testi, i quali sono anche definiti come ‘orientati alla mafia’, più precisamente ispirati a storie che si svolgono nell’underground criminale, storie dagli anni ’70 fino ad oggi, tutte ambientate tra Olanda e Belgio. Ci sono momenti che ricordano i Dimmu Borgir e gli Old Man’s Child, altri che si rifanno all’horror metal della sopra citata scuola di King Diamond, a tratti si sfocia nel metal sinfonico, in quello neoclassico e quindi non mancano favolosi assoli ed una generale teatralità che ben si sposa con lo story-telling espresso dal concept stesso. Subito incalzante “Silent War”, subito ricca di grandezze sinfoniche e subito farcita di assoli dal sentore virtuoso. Drammatica, intensa e seducente “Pathological Desire To Kill”, fantasiosa e con arrangiamenti tutt’altro che scontati “Nicodemus Narcissus”. Con “Sorrow Made Flesh” ci sono momenti che ricordano piacevolmente il groove del symphonic black norvegese, mentre la drammaticità narrativa cresce mostruosamente sull’avvincente “The Unburied”. Incisiva la teatralità di “The Eagle And The Hare”, una canzone con un sublime lavoro di tastiere e di chitarre, senso marziale sulla potente “Roze Balletten”, prima della conclusiva “Through The Eye Of The Needle”, canzone riflessiva, introspettiva, oscura ed ancora una volta legata ad una certa branca del black nordico. Originali, pur dando vita ad un collage di ispirazioni molto ben definite e chiaramente decodificabili. Black metal che non professa anti-cristianesimo o odio verso varie divinità o religioni. Un black metal che descrive il cinismo violento del genere umano, quella lasciva tendenza ad abbracciare scorciatoie oscure che portano ad immediati vantaggi ma a probabili successive infernali condanne. Un album che descrive l’unica regola che governa il genere umano: la totale impossibilità di fidarsi ciecamente l’uno dell’altro.

(Luca Zakk) Voto: 8/10