(K2Music) Debutto travolgente per questa band sarda! Tutto strano, tutto misterioso o tutto intensamente provocante. A cominciare dal moniker il quale rappresenta il nastro di Möbius (un tipo di superficie in matematica e topologia). E l’album stesso è un concept proprio su un percorso lungo questo nastro, con divagazioni che si collegano a filosofie greche (e questo viene rivelato dal titolo della release). Se l’idea generale può sembrare complicata, intrigante e contorta… i dettagli dei singoli brani rendono tutto ancora più intrecciato: arrangiamenti strani, riff che si specchiano, fino al dichiarato codice morse dentro a “Mercury” scandito dal drumming isterico. Ogni canzone, oltre ad un groove mostruoso, nasconde dettagli da scovare… e la potenza tecnica riesce a rivelarsi solo dopo numerosi ascolti, anche se i brani risultano immediatamente impattanti e devastanti, infinitamente coinvolgenti. Con un singer capace growl possente tipico del groove metal, i Moebius sono a cavallo tra death e groove, tra prog e math e prendono a piene mani l’ispirazione da bands quali Pantera, Meshuggah e Gojira… un’ispirazione che poi viene elaborata, piegata, deviata, annebbiata, confusa e poi resa clinicamente nitida ed efficace, tanto da dare spazio ad assoli di alto livello (come su “Infection I”) e viaggiare verso tracce di psichedelico, con una invasione post metal, andando pure ad invadere i territori dei Tool. Una tecnica senza limiti, senza confini o senza indecisioni è la costante presente in ogni brano, ed esempi come “Limestone” sono capaci di sorprendere, sconvolgere e lasciare senza fiato, visto che la band riesce ad uscire dalle sonorità pesanti tipiche del groove metal per approdare su qualcosa di raffinato e magistrale, per poi tornare a pestare senza rispetto. Imponente “Diamond”, la traccia più lunga dell’album (oltre dodici minuti) nella quale la band si scatena offrendo una ampio spettro di tecnica, riffing, ritmiche massacranti, melodia intensa, assoli suggestivi ed arrangiamenti ricercati. Saltano fuori dal nulla e sono solo al debutto: ma non abbiamo a che fare con un album acerbo, con uno stile in via di definizione o con i tipici errori della prima prova. “Hybris” è un portento di abilità musicale ingegnerizzata con cinica violenza creativa.

(Luca Zakk) Voto: 9/10