copMONOLITH(Final Gate Records) Arrivano al debutto i doomster tedeschi Monolith, trio che si è formato nel 2010. L’originalità non li caratterizza: moniker abusatissimo, vocalist con la voce e lo stile praticamente identico ad Ozzy… e genere musicale decisamente sabbathiano, anche se con molto più fumo, forse più lento… sicuramente pieno di groove. Le premesse sono di un album scontato per una band scontata, ma lo sviluppo di queste sette tracce è invece piacevolmente interessante. La ricetta che sta alla base è la registrazione dove, tranne la voce, l’intero album è presa diretta… praticamente un live in studio… e l’effetto anni ’70 raggiunto risulta notevole, coinvolgente, marcatamente atmosferico. I tempi sono sempre lenti, lentissimi… ed il pezzo più energetico risulta essere “Hole” dove una componente hard rock propone un dinamismo attraente e stimolante. La opener “Won’t Come Down” ha un refrain capace di martellare la psiche, mentre l’atmosfera della title track è mostruosamente soffocante, ai confini con l’inquietante. Molto bella la conclusiva “Rainbow”, un pezzo di oltre nove minuti, in perfetto old stile del genere. In questo album c’è una versione attuale, ma non certamente moderna, di Black Sabbath, Seamount, Hour of 13 e pure Reverend Bizzarre. “Dystopia” è un concentrato di vintage e oscurità intensa, con quella luminosità del doom tradizionale, specialmente per il cantato. Non è un album che inneggia alla novità, alla rivoluzione… e forse non lo vuole nemmeno essere, ma questi circa quaranta minuti sono assolutamente godibili

(Luca Zakk) Voto: 6,5/10