(Doomentia Records) I Monnless sono un concentrato di doom e influenze degli anni ’70, ma il tutto è rivisto attraverso il loro personale modo di essere. I brani di questo debutto sono sei e quasi tutti si adagiano su slow e mid tempos, quindi sull’incedere posato, quasi a voler sottolineare continuamente ogni singola nota che costruisce i riff marcati, profondi, pesanti. La melodia più spigliata è nella title track, momento più vivace dell’album, dove anche Kenni Peterson solleva le tonalità della sua voce per portare il sound al rock di vecchissima scuola. Ci provano gusto i Moonless ed anche la seguente “The Bastard in Me” confeziona un’andatura più sostenuta e rockeggiante nella sua sostanza. Anche “Horn of the Ram” è in debito verso il passato con il suo riff pesante ma accattivante nella sua forma melodica. La chiusura dell’album viene affidata a “Midnight Skies” e dal suo riff introduttivo talmente fatale, memorabile come potrebbe esserlo uno degli AC/DC, ma suonato a velocità estremamente ridotta, come del resto tutta la canzone che ritorna ai ritmi lenti delle sue sorelle poste all’inizio di “Calling All Demons”. Un cantante con ottima voce (in più momenti ricorda alcuni suoi colleghi più illustri), due macchine diesel all’accoppiata ritmica di basso e batteria e, ovviamente, una sei corde che è intrisa di note vibranti, maledette e figlie del rock e del doom “iommiano” più spietato. Questi sono i Moonless e hanno già suonato con Saint Vitus, Ufomammut e Pentagram. Ottima palestra!

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10