(Listenable Records) Una energia immensa che si scatena da dentro la terra. Un’essenza che dalle viscere del sottosuolo si amalgama con minerali, terra e lava, eruttando con potenza da crateri antichi. Momenti di terrore e pura violenza. Attimi di suspance e calma piatta, illusione, stupore, clima di attesa in un crescendo di emozioni verso la successiva eruzione. Perfezione degli eventi naturali, meccanica complessa e caotica, funzionante, efficiente, micidialmente efficace. Gli spagnoli Moonloop sono autori di un death metal complesso, apparentemente assurdo, con un’efficacia devastante, evidenziata da elaborazioni tecniche e stilistiche degne dei migliori Dark Angel e Cynic, Opeth e Death. L’album è una sinusoide di sensazioni che vanno e vengono, proponendo momenti brutali, con un possente growl, momenti melodici, atmosferici, deliziosi, cantati puliti, cori, arpeggi. Marcata l’influenza progressiva, percepibili certe influenze jazz. Il risultato è un suono fluido, godibile. Ogni canzone è assorbita completamente dall’ascoltatore, nonostante la complessità, offrendo quella fruibilità ad ampio spettro che spesso grandi band come gli Opeth stessi non sono in grado di garantire. Introdotto dalla bellissima “Awaking Spirals of Time”, l’album è un viaggio attraverso la scenografia creata da quest’ora di musica ad altissimo livello, che si abbandona ai diversi atti della rappresentazione: “Beginning Of The End” e “A Life Divided” con il loro riff in stile Death, la mastodontica “Fading Faces” che sfocia in una composizione melodica avvolgente. “Strombus” è inquietante, e regala una bellissima e appagante sezione melodica, con una calda linea di basso a supporto di un cantato pulito meraviglioso. “Deceiving Time” è sui livelli della precedente, ma con un livello di astrazione prog ben più marcato. Brutale risveglio in chiave death metal con “Legacy Of Fear”, che non appena conclude, abbandona l’ascoltatore all’inizio dolce di “Wailing Road” la quale cresce, nuovamente, verso un death tecnico ed estremamente ben suonato.  La potente “Landscape” fa da introduzione alla conclusiva e monumentale “Atlantis Risig”: undici minuti di amplesso musicale che si abbandona ad ogni tipo di ispirazione: death, prog, melodico, ritmi tribali, growl pesante, cantato pulito, drumming devastante, jazz. Sicuramente la traccia che più riassume il genere dei Moonloop, un biglietto da visita, un marchio di fabbrica che produce un sound entusiasmante, con la sublime capacità di essere godibile avvalendosi di tecnica e complessità non comuni. Un album che richiede immersione totale, devozione completa, cieca fede. Un rituale musicale, una celebrazione di sensazioni.

(Luca Zakk) Voto: 8/10